Alle elezioni federali del 2019 ho votato, pur non essendo più socialista, per la candidata Marina Carobbio, anche perché la scriteriata scelta di unire liberali e pipidini ha abortito quel che sappiamo.
Nel maggior gremio conservatore, il Consiglio degli Stati, valeva la pena cambiare i rapporti di forza e far valere anche la voce critica e propositiva dei ticinesi. A Berna, anche se per pochi voti, nella stanza dei bottoni arrugginiti arrivava finalmente una donna di sinistra. Quello stesso partito che ha ottenuto e festeggiato quel strepitoso successo ora sceglie di candidare l’onorevole Carobbio per le elezioni Cantonali del 2023, lasciando scoperto per oltre otto mesi l’importante scranno agli Stati, senza alcuna possibilità per un subentrante e senza una voce che rappresenti tutti i ticinesi, anche quelli che non l’hanno votata.
Con rabbia deduco che il mio voto è andato perso e a favore di cosa? Di una probabile "cadrega" nel Consiglio di Stato ticinese per una candidata le cui capacità sono da tempo apprezzate a Berna e la cui rielezione agli Stati potrebbe essere riconfermata. Se per un’eventuale sedia a Bellinzona si dovesse perdere il seggio a Berna il cosiddetto santo non vale la candelina. Per ora non tocca a me decidere ma in Ticino ci sono sicuramente altre candidate capaci di assumersi il disbrigo dei problemi nostrani.
Visto che far politica non è sancito dal medico ma è una scelta, anch’io sceglierò di conseguenza. Con questi presupposti la destra gongola.