Premessa. Sono, insieme a mia moglie, forse uno dei pochi ticinesi (minchioni?) rimasti a pagare sempre un abbonamento per ricevere ogni giorno i due quotidiani cartacei che ancora si stampano nel nostro cantone. Anche perché – detto tra parentesi – ho appena scoperto che la posta stacca ora il cedolino dei (nuovi) bollettini di versamento non più attraverso la classica perforatura… ma usando le forbici. (Evviva il progresso!)
A pag. 5 de laRegione del 2 settembre vedo un intrigante titolo su ben quattro colonne (la larghezza dell’intera pagina): "In lei convivono la buona ingenua e la spietata jihadista". Capisco come anche i giornali debbano sopravvivere (ma fino a quando?), e come in uno "stato di diritto" – com’è fortunatamente ancora il nostro – si debba fare un pubblico processo anche a una povera mentecatta. Una disgraziata donna che in altri paesi sarebbe però finita – senza alcun processo – direttamente, perlomeno, in una clinica psichiatrica per tutta la sua vita.
Certi titoli di giornale (e certe trasmissioni televisive della Rsi come quella di domenica scorsa, ore 20 su LA1) non credo possano però aiutarci a uscire da uno stato di confusione mentale in cui siamo quasi tutti finiti.
Certo, un tema come quello delle sempre più numerose inchieste-processi finiti "a vuoto", con elevati costi che ricadono comunque sempre su tutta la comunità, richiederebbe ben altre competenze e spazio per essere trattato. Come d’altronde quello massmediatico digitalizzato per il quale la minoranza degli svizzeri italofoni dispone di un "Servizio pubblico" com’è la Rsi: un vero lusso!
Per finire, con un sorriso, riprendo dal servizio de laRegione sopracitata: «… ad aprire le danze è stata Tizzoni…» (Elisabetta Tizzoni, procuratrice federale). Verrebbe da chiosare: «Tizzoni ardenti?». O, come direbbero a Roma: «Ar dente?».