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Cassa malati unica: se non ora, quando?

Una riforma di questa portata è un compito da fare tremare le vene e i polsi: questo, tuttavia, non la rende meno necessaria e urgente

Pietro Martinelli
(Ti-Press)
18 novembre 2024
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Alcune settimane fa ho scritto di due anomalie svizzere: la legge contro l’indebitamento che obbliga a chiudere il bilancio di ogni anno in pareggio comprendendo nelle uscite anche tutti gli investimenti – caso forse unico al mondo – e l’esistenza di un'assicurazione obbligatoria gestita da organizzazioni private, le casse malati.

La pubblicazione del primo articolo ha avuto quale effetto una reazione stupita da parte di qualche amico e la condivisione dell’assurdità di questa norma da parte di qualche esperto. Nessuna reazione per contro da parte di politici in attività. La Svizzera è così: talmente virtuosa con i soldi da impostare la contabilità nazionale in modo da permetterle di vestire i panni del povero non appena si trovasse confrontata con una spesa imprevista (vedi ad esempio la tredicesima Avs).

La seconda anomalia relativa all’assicurazione malattia obbligatoria sta invece creando conseguenze (la crescita esponenziale dei premi) che incidono direttamente sul tenore di vita di molte famiglie, quindi sulla qualità della loro vita. Si sa che quando la qualità della vita (che prima di tutto è mangiare, bere, vestirsi e abitare) viene messa in pericolo, il problema diventa subito politico. Come diceva Marx (citazione da Lucio Caracciolo su ‘Repubblica’ dell’8 novembre) “niente supera il fondamento economico”.

Costretti dai fatti e dalla loro funzione i ministri della sanità dei Cantoni latini hanno avanzato una proposta shock che il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa ha fatto (necessariamente) propria: la quarta età va scorporata dalla LAMal (vedi ‘laRegione’ del 28 ottobre). Una proposta che contraddice tutti i principi della solidarietà orizzontale che sono alla base della socialità svizzera. Un'evidente provocazione che aggiungerebbe ingiustizia all’ingiustizia. Perché chi è vecchio oggi è stato giovane ieri quando ha pagato per i maggiori costi dei vecchi di allora; ma oggi, che è lui a essere diventato vecchio, verrebbe penalizzato.

Martino Rossi è già stato esaustivo al riguardo in un recente articolo pubblicato su questo stesso giornale. Nella sua lunga intervista del 29 ottobre l’onorevole De Rosa, accanto alla proposta sostenuta dai Cantoni latini, ha fatto un'affermazione coraggiosa per un ministro cantonale della sanità dove afferma “… torniamo alla questione dei controlli che mancano. Aiuterebbe avere un attore unico, una cassa malati unica non necessariamente finanziata tutta in base al reddito”.

Quindi il nocciolo del problema anche per De Rosa va ricercato nella gestione dell’assicurazione malattia obbligatoria da parte di una dozzina di casse malati private riunite in due associazioni mantello (Curafutura e Santésuisse), ma che nel 2025, per essere più forti, si riuniranno tutte o quasi tutte in una nuova organizzazione mantello il cui nome non è ancora noto.

Uno degli aspetti scandalosi della situazione attuale è dato dal fatto che queste casse malati gestiscono nella più totale mancanza di trasparenza contemporaneamente l’assicurazione obbligatoria e quelle complementari. Una situazione simile a quella che aveva provocato “uno scandalo da 20 miliardi” (vedi Pietro Boschetti: ‘L’affare del secolo’ edizioni Casagrande 2024) quando sparì un importo miliardario (si ipotizzarono 20 miliardi) relativo alle eccedenze (differenza tra il rendimento ottenuto e quello pagato agli assicurati) intascate dagli assicuratori.

È vero che (come ha sostenuto anche Berset) una cassa malati unica e pubblica all’inizio non porterà a una riduzione dei premi, ma permetterà finalmente alle autorità politiche di disporre dei dati necessari per capire dove e perché c’è un eccesso di spesa e intervenire in modo mirato ed equo. Permetterà alla Confederazione di governare la sanità oggi ingovernabile. Un aspetto decisivo, un aspetto sul quale anche Berset (con il quale ho avuto un breve colloquio durante la sua visita a Lugano lo scorso anno) era perfettamente d’accordo.

Mi rendo conto che una riforma di questa portata è un compito da fare tremare le vene e i polsi. Questo, tuttavia, non la rende meno necessaria e urgente. Se non ora quando?