Nell’incenso che profuma dentro le chiese ortodosse è racchiuso il mito della Terza Roma chiamata a salvare la vera fede; ma le chiese ortodosse sono più d’una.
Questa guerra alle nostre porte nasce anche in codeste chiese e viene da lontano. Nel 2016 si tenne a Creta un concilio panortodosso per risolvere alcune piccole differenze teologiche, ma fu disertato dal patriarca di Mosca e di tutte le chiese russe. Fu un brutto segnale. Sottovalutato pure.
Ora fedeli e fratelli nella stessa fede combattono e si uccidono tra loro e i loro pope e patriarchi benedicono armi assassine di frazioni contrapposte.
Ma le religioni non dovrebbero aiutare a elevare la spiritualità ed esaltare la sacralità dell’uomo per avvicinarlo a Dio? Invece si perdono in dispute teologiche su quisquilie. Chissà se papa Francesco riuscirà a metterci una pezza lavorando a una vera unità? Unità di fedeli, di fratelli, di nazioni. Bella sfida per lui!
Buttata là nell’angolo c’era una pelle d’orso logora e che pareva buona solo per farci un paltò da mettere nell’armadio assieme agli altri abiti d’inverno. Purtroppo invece dentro c’era un orso ferito che poi s’è risvegliato incazzato e fuori di testa. È stato un errore vendere la sua pelle prima di essere ben certi di averlo fatto fuori davvero. È un orso che già si mangiò i cannoni di Napoleone e poi pure i tank di Hitler. È fuori di senno, questo è certo. Comunque vada questa guerra, alla fine bisognerà parlarci, trattare, capirlo anche (volenti o nolenti). Chi lo farà? Un qualsiasi presidente americano? La Von der Leyen in rappresentanza di un’Europa divisa? Bella sfida!
La guerra ce l’abbiamo in casa: è ora di scendere in piazza tutti quanti a gridare che si vuole la pace, a tutti i costi, oltre ogni ragione o steccato. Si può ormai fare solo questo da noi, ma è importante farlo malgrado molte premesse siano negative. Che altro, sennò? È una sfida che ci tocca.