Nei panni di genitore prendo atto con amarezza e tristezza dell’ulteriore “piccolo sforzo” che si chiede agli allievi delle Elementari. Nei panni imbarazzanti di adulto prendo atto che non riusciamo a fare niente che vada nella direzione di un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere, causa dell’attuale situazione pandemica (siamo indifferenti alla devastante crisi umanitaria e agli immorali guadagni dell’industria delle armi; fingiamo di non sapere che la crisi climatica provoca molti più morti della pandemia, con la quale ha un legame diretto; che una delle maggiori fonti di inquinamento è internet. E la lista delle nostre colpe di adulti sarebbe ancora lunga). Mi si chiede di spiegare alle mie tre figlie che devono fare questo piccolo sforzo perché noi adulti, responsabili di questo deterioramento morale, non vogliamo correre rischi: non ci riesco. Con che faccia dovrei chiedere a voi, bambini e ragazzi di compiere questi piccoli sforzi perché noi adulti non ci assumiamo le nostre responsabilità, ma vi imponiamo di assumervele: io non voglio che vi assumiate alcunché nei miei confronti! Penso che non dobbiate compiere il benché minimo sforzo finché non vedrete il primo passo di noi adulti verso un mondo nuovo, edificato su basi etiche e non di pura avidità. Ci sono dottori che auspicano una nuova chiusura: sarei d’accordo con loro se questo periodo di chiusura fosse speso per reinventare le basi di tutto: per recuperare umanità! Non per far piacere all’economia. Voi medici per favore ricordateci ogni giorno il nesso tra crisi umanitaria, ambientale e sanitaria. Noi adulti capiamo solo che dobbiamo portare la mascherina, tenerci distanti e lavarcene le mani. Siamo abilissimi a nasconderci dietro facili slogan: andrà tutto bene: un’altra ipocrisia! Da adulti.