La Regione di sabato 11 settembre, a firma Jacopo Scarinci, ha pubblicato la notizia dell’interrogazione del Gran Consiglio rivolta al Consiglio di Stato sul tema dei finanziamenti statali a sostegno dell’educazione musicale. Con grande soddisfazione vedo che tutti i partiti, tramite i loro capigruppo, hanno sottoscritto il documento: buon segno! Sono un docente di strumento, violoncello, attivo sul territorio ben prima di completare il mio Master of Arts in Music Pedagogy nel 2014 al Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano, chiudendo di conseguenza il cerchio della mia formazione per raggiungere quelle capacità che mi permettono di svolgere il mio lavoro con serietà e qualità. Lavorando in questi anni in scuole di musica private con salari diversi di scuola in scuola, e conversando sia con i miei colleghi ticinesi, sia con i colleghi frontalieri, mi sono accorto che ci sono grossi problemi pratici e finanziari da risolvere per il bene delle scuole, dei colleghi e delle famiglie che affidano i loro figli per iniziarli alla musica. Il testo dell’interrogazione non mi è noto, ma leggo nell’articolo che si è toccato con chiarezza il problema degli oneri contributivi che le famiglie ticinesi sono chiamate a versare (75%) in contrasto con quanto avviene negli altri cantoni (30/40%). Questo fatto si ripercuote sui “salari” dei docenti che sono nettamente al di sotto del minimo esistenziale per coloro che sono residenti nel cantone. La situazione è insostenibile sia per le famiglie sia per i docenti, ritenuto inoltre che questi ultimi si sono visti cancellare molteplici concerti per quasi due anni a causa della pandemia, situazione che si è ripercossa anche sul calo degli iscritti alle scuole di musica. Auspico che questo atto parlamentare porti in tempi brevi a un adeguamento degli aiuti alle famiglie, affinché si allarghi l’interesse per l’apprendimento di uno strumento di una più vasta cerchia di giovani a beneficio del loro sviluppo culturale, cosa che porta con sé armonia nei comportamenti interpersonali e non solo. Nella mia qualità di docente, chiedo che il nostro impegno venga riconosciuto quale lavoro, con le conseguenze che ne derivano.