Lunedì scorso, il Consiglio di amministrazione dell’Ipct ha ricevuto dalla delegazione di Erredipi, a seguito dei suoi granconsiglieri M. Pronzini e G. Sergi, la petizione sottoscritta da quasi mille persone che chiedeva di optare per un tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia del 4%.
Come reso noto dalla Rete, il Cda ha deciso un tasso dell’1,75%, 0,5% in più del minimo legale. Erredipi ha espresso delusione e accusato in particolare gli altri rappresentanti degli attivi di non tutelare gli interessi degli affiliati. L’accusa è pesante e reiterata e rende necessario fare alcune lapidarie precisazioni, anche nel rispetto del diritto a un’informazione corretta di tutte e tutti.
Il tasso di remunerazione è frutto di una trattativa tra i datori di lavoro e i rappresentanti degli affiliati all’interno di una forchetta economicamente e legalmente corretta. I membri di Erredipi in seno al Cda non si sono mossi dall’impossibile 4%, chiamandosi di fatto fuori dalla trattativa e indebolendo così i rappresentanti degli affiliati per poi criticare il risultato finale (che col loro appoggio avrebbe potuto assai probabilmente essere un pochino migliore...): così è troppo facile. Non ci si può comportare come un partitino di opposizione quando con 3 consiglieri su 10 si è la maggioranza relativa in Cda e con 3 su 5 quella assoluta dei rappresentanti del personale. I numeri parlano chiaro: fino alla fine di questo mandato non potrà uscire nulla dal Cda dell’Ipct senza l’assenso di Erredipi. Questo diritto di veto deriva dal fatto che in caso di loro assenza (…) il Cda non raggiunge il quorum necessario alle votazioni. Nessuna organizzazione sindacale o partito ha mai avuto tanto potere in passato.
Nell’interesse degli affiliati, sarebbe utile che i rappresentanti di Erredipi si adeguassero al ruolo di amministratori per il quale sono stati eletti nell’organo supremo di Ipct integrandone il principio essenziale: il Cda può decidere solo sulle prestazioni erogate nel rispetto di vincoli economici e legali precisi, mentre il finanziamento delle medesime è di pertinenza del Consiglio di Stato. Uniti capita di vincere, separati mai.