Siamo diventati più poveri e Berna ci dà 20 milioni in più. Il Cantone Ticino otterrà l’anno prossimo dalla perequazione finanziaria 106 milioni di franchi. Questo dato nasconde una triste verità: il nostro benessere si allontana sempre di più da quello del resto della Svizzera. Il principio di sussidiarietà prevede che Confederazione e Cantoni intervengano nell’esecuzione dei compiti solo se più efficaci dei livelli istituzionali inferiori. Per garantire l’autonomia finanziaria che serve, i cantoni quindi hanno una certa indipendenza nella riscossione di imposte e tributi, che spesso non bastano. Per questo, interviene la perequazione finanziaria basata sulla solidarietà dei Cantoni economicamente forti e della Confederazione.
Il meccanismo è tecnicamente molto complesso. I suoi principali strumenti di compensazione sono la perequazione delle risorse che riduce le disparità in termini di capacità finanziaria dei Cantoni, la compensazione per l’aggravio geotopografico e la compensazione per l’aggravio sociodemografico. Il primo strumento quantifica tutte le fonti tassabili come i redditi (inclusi quelli dei frontalieri), la sostanza e gli utili delle persone giuridiche. Ciò che ne consegue è l’indice delle risorse che se è inferiore a 100 dà diritto a ricevere finanziamenti dagli altri. L’indice per il Ticino è 90.4 e questo consente di ottenere circa 88 milioni di franchi. La compensazione degli oneri prevede il sostegno della Confederazione ai Cantoni che affrontano costi sopra la media a causa di fattori demografici, come povertà, invecchiamento della popolazione e integrazione degli stranieri, o di condizioni geotopografiche, come altitudine dei comuni, terreni scoscesi e bassa densità abitativa. In questo caso il Cantone ha diritto a 16 milioni per la compensazione geotopografica. In totale quindi il Cantone Ticino riceverà 106 milioni; a titolo di paragone Berna 1,4 miliardi di franchi (sì, avete letto bene) e il Vallese quasi 900 milioni. Capiamo subito che qualcosa in questo meccanismo di calcolo non funziona.
Ma per affrontare in modo efficace il tema della perequazione finanziaria ed evitare approcci che lascino spazio a incertezze, è necessario un cambio di mentalità. Il Ticino non deve presentarsi con il cappello in mano a Berna a elemosinare risorse, ma deve adottare un approccio proattivo, affidando a un istituto esterno la valutazione delle centinaia di parametri e fattori relativi alla perequazione. In questo modo, insieme alla deputazione ticinese, potrà avanzare rivendicazioni solide e motivate. Questa è anche la direzione proposta da una mozione di Avanti con Ticino&Lavoro, che ci auguriamo sia fatta propria anche dagli altri partiti. Sarebbe sufficiente veramente poco per compiere un passo concreto a favore del cantone, dei suoi cittadini e delle sue imprese.