Nella loro conferenza stampa i promotori dell’iniziativa sulla biodiversità hanno lamentato la perdita di 7’200 km2 di superfici ricche di specie dal 1900 ad oggi. Nel farlo mostrano però tutta la loro impostazione ideologica e arrivano a un cortocircuito logico. Perché da un lato affermano che la perdita di biodiversità ha ripercussioni sulla nostra salute, mentre dall’altro elencano le opere colpevoli compiute in passato come le bonifiche delle zone umide. Svolte sì per ottenere terre coltivabili ed edificabili in pianura, ma anche per liberarsi dei focolai di malaria (chiamata anche paludismo per ovvie ragioni) che piagavano quelle comunità da secoli. Basta guardare al Seeland bernese, oggi una regione agricola d’eccellenza. O ai lavori di arginatura del fiume Ticino, responsabile di numerose esondazioni, e alle successive bonifiche del Piano di Magadino e della Riviera. Basta guardare alle cartine dell’epoca per capire cosa spinse i nostri antenati a tali opere, specialmente in un cantone così povero di superfici pianeggianti.
Certamente in passato sono stati commessi errori ed eccessi, ma non è tramite altri errori ed eccessi che si correggeranno. Occorrono azioni attente, equilibrate e sostenibili, sia per l’ambiente che per la collettività. L’iniziativa sulla biodiversità va rigettata perché non va in questa direzione, anzi, aumenterebbe solo le importazioni di cibo, energia e legname, oltre alla burocrazia e ai ricorsi con costi e imposizioni supplementari per ognuno di noi. Pertanto il 22 settembre voterò con grande convinzione NO all’iniziativa estrema sulla biodiversità.