laR+ I dibattiti

Cittadella sì, cittadella no

Sono davvero indeciso per l’imminente votazione in merito all’acquisto o meno dello stabile ex EFG da adibire a “cittadella” della giustizia.

Se è vero che il Palazzo di giustizia attuale è vetusto, è altrettanto vero che lo stesso potrebbe essere comunque rinnovato, con una spesa importante.

Non capisco bene le ragioni dei referendisti, allorquando, per opporsi all’acquisto del nuovo spazio (che mi dicono essere peraltro estremamente voluminoso ma poco funzionale dal profilo della disposizione dei vari locali), evocano la necessità, non solo di non spendere, ma anche di prima potenziare e adeguare il numero degli attori della Giustizia. Tale richiesta è lodevolissima, tuttavia giunge solo ora, durante la campagna per la votazione. Insomma una tempistica sospetta che fa sorgere dubbi più che legittimi circa le reali volontà dei referendisti. Negli anni scorsi non si è mai sentito nessuno degli avversari spendersi in richieste di potenziamento, ad esempio del Ministero pubblico, per il quale non sarebbe avventato procedere al raddoppio del numero di magistrati inquirenti.

Anzi l’avversione verso una tale iniziativa, che a mio modo di vedere sarebbe necessaria, è stata negli anni piuttosto palpabile.

Ora, dal profilo concettuale, è corretto soffermarsi sulle necessità, non solo della casa/contenitore, ma anche dei magistrati e funzionari che vi lavorano quotidianamente. Ai referendisti, d’altro canto, si potrebbe però anche obiettare che da una qualche parte bisogna pur iniziare e che quindi la loro opposizione, al di là della contrarietà in merito all’elevato prezzo dell’operazione, appare un po’ sterile, vuoi di mera contrapposizione politica.

Volendo quindi essere per una volta un po’ ottimisti e tralasciando il fatto, non di poco conto, per cui l’eccessiva contiguità degli uffici giudiziari non è, di principio, una buona cosa, questo acquisto potrebbe essere una buona cosa a fronte di un immobilismo protrattosi per troppi anni. Basti ad esempio pensare che la Pretura di Lugano si spostò nel 2002 nella sua attuale sede di via Bossi a Lugano traslocando dal primo piano del Palazzo di giustizia, che restò vuoto per quasi dieci anni prima di essere, giustamente e senza alcuna opera di miglioria, occupato dal Ministero pubblico che stava letteralmente scoppiando.

Forse la decisione meno peggiore, perché votare scheda bianca è sempre peccato, è quindi quella di dare credito ai fautori dell’operazione. Tuttavia facendo ben loro presente che poi alla cittadella dovranno seguire necessariamente potenziamenti in organico, imprescindibili per garantire la necessaria effettività allo stato di diritto.