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Ipct: i calcoli truccati dei favorevoli

In un intervento pubblicato di recente su queste colonne a sostegno delle “misure di compensazione” Ipct in votazione il prossimo 9 giugno, il collega municipale di Lugano Raoul Ghisletta contesta la mia posizione contraria alla polverizzazione di somme gigantesche di proprietà del contribuente.

Non è chiaro se Ghisletta si esprima in veste di segretario sindacale Vpod, quindi di rappresentante di (vari) affiliati alla cassa pensioni del Cantone, o come municipale di Lugano, quindi di rappresentante di un datore di lavoro che sarà in parte chiamato a finanziare la “compensazione”, così come pure dei cittadini luganesi che hanno già dovuto risanare la propria, di cassa pensioni: tra cui i dipendenti comunali di Lugano affiliati all’istituto previdenziale cittadino (la grande maggioranza) ed i contribuenti luganesi non iscritti ad Ipct. Tutte queste persone, in caso di approvazione delle misure di compensazione, si troverebbero a pagare due volte: hanno già pagato per sé, e dovrebbero farlo anche per i 17mila affiliati alla cassa pensioni cantonale.

Mi preme in particolare contestare la “fake news” – continuamente reiterata dai fautori delle misure di compensazione – che, in caso di No il 9 giugno, le pensioni degli affiliati ad Ipct sarebbero “tra le peggiori della Svizzera e vicine al minimo Lpp”. Questa affermazione è falsa. I dati presentati dal fronte del Sì sono taroccati, in quanto non tengono (volutamente) conto del fatto che lo stipendio assicurato secondo la Lpp (piano minimo) e lo stipendio assicurato calcolato da Ipct sono diversi.

Anche senza le compensazioni poste in votazione, la rendita obiettivo di Ipct rimarrà di molto superiore sia al minimo di legge che alle condizioni medie degli altri lavoratori dipendenti in Ticino: prendendo ad esempio un collaboratore statale che lavora al 60% con un salario annuo di 50’000 franchi, la maggior rendita rispetto alle prestazioni minime previste dalla legge Lpp, anche senza compensazioni, sarà pari al 67%; mentre un alto funzionario impiegato al 100% con un salario di 150’000 franchi beneficerà addirittura di un “surplus” del 133%. Numerosi lavoratori del privato, per contro, devono sì accontentarsi del minimo di legge.

Altrimenti detto: Ipct continuerà ad offrire delle prestazioni interessanti anche senza misure di compensazione. Senza contare che i suoi affiliati beneficiano della rendita ponte e dell’adattamento delle rendite all’inflazione, che il minimo Lpp per contro non prevede.

Va pure ricordato che le misure di compensazione andranno a beneficio dei funzionari “anziani”, con stipendi alti ed una carriera piena. Non certo dei giovani, o delle donne con interruzioni di carriera, che continueranno a pagare le rendite dorate altrui: ovvero la famosa Rolls Royce, da decenni infinanziabile, che ha provocato nei conti Ipct un buco da 3 miliardi.

Stante anche il fatto che gli stipendi cantonali sono in media ben superiori a quelli del privato, come capodicastero Socialità non sono per nulla preoccupato di fantomatiche file di pensionati statali che un domani potrebbero rivolgersi alla socialità luganese: esse esistono solo nella narrazione del collega Ghisletta.

Come rappresentante dei contribuenti luganesi sono per contro molto preoccupato per i miliardi pubblici che le maggioranze politiche intendono versare, per convenienza elettorale, nel pozzo senza fondo di Ipct. La compensazione in votazione il 9 giugno sull’arco di 20 anni costerà ai contribuenti 730 milioni di franchi, più mezzo miliardo già stanziato nel 2012. Siamo già oltre quota 1,2 miliardi. Con appena il 50% di possibilità che questa somma stratosferica basti a risolvere il problema. Ergo, tra qualche anno i contribuenti saranno di nuovo ricattati e chiamati alla cassa. Per rompere questo circolo vizioso, invito la cittadinanza a votare No alla modifica della legge Ipct.