Chi ho incontrato vive di ricordi, parla del tempo che passa in fretta, del domani che non c'è e non potrà più essere com'era...
Risalgo il vecchio sentiero, le pietre lisce e consunte da milioni di passi raccontano storie di donne e uomini che camminavano su e giù, spesso gravati da carichi di legna, di fieno, di sassi, di damigiane di vino, di sacchi di segale, di bambini nelle gerle, di capre e mucche al seguito… Oggi le stesse pietre non le consuma più nessuno, al villaggio si arriva dalla carrozzabile. Eccole le case del villaggio vecchie e nuove mischiate tra loro, abitate e disabitate, calde e fredde,
soprattutto mute, tenute insieme da qualche portico e dall’acciottolato dei vicoli.
Bottega, Osteria, Negozio, Scuola, Municipio, Casa parrocchiale… scritte sbiadite, parole vuote, crisalidi svuotate. Anche l’Ufficio postale PTT (Poste, Telefono e Telegrafo) è finito in tasca e nelle borsette.
Chi ho incontrato vive di ricordi, parla del tempo che passa in fretta, del domani che non c’è e non potrà più essere, almeno così come era! Ma il futuro quale sarà? Nessuno lo sa. Ci si interroga, alcuni sperano, qualcuno lancia un’idea, si discute e, anche se sono pochi, ci si scontra. Un altro, pur di avere qualche like in più, grida il suo dissenso a tutti, proprio a tutto il mondo. A che pro? Però c’è un bel sole, c’è aria di primavera, belle anche le cime imbiancate dall’ultima nevicata. Eh, sì, sotto la neve pane. Ma quale pane?
Come lucertole al sole, cataste di belle schiappe costruite da uomini invisibili. Il prossimo inverno andranno in fumo. I rintocchi delle campane che suonano con insistenza ogni quarto d’ora, ma senza sagrestano, a chi sono rivolti?
Eppure c’è traffico! Lasciare libero il passaggio, catenella rossa e bianca, divieto d’accesso, Posteggio, Privato/Privat, Attenzione videocamera… per riprendere chi? Non gira un’anima! Ma proprio per quello ci vuole: il controllo sociale non c’è più. Uno stemma di famiglia del Settecento, date del Seicento, qui si vive da secoli e dovevano anche stare bene, ma se la guadagnavano di sicuro.
E oggi come si sta? Qualcuno ci vive ancora in questi paesi. Qualche tempo fa ho incontrato un residente secondario che girava nudo con il rastrello in mano nel prato attorno a casa. Tranquilli, non l’ha visto nessuno! Ma di quale villaggio sto parlando? Di molti, di troppi villaggi, sparpagliati nelle valli, aggrappati alla montagna come soprammobili (per bellezza), inchiodati al passato e pare… senza futuro. Eppure qui l’uomo ci vive da secoli, una volta però erano in tanti e contavano di più.
Così come il triste Leopardi nel Sabato del villaggio che si gasava con la donzelletta che vien dalla campagna, i fanciulli gridando su la piazzuola in frotta e in su la scala a filar la vecchierella, in attesa del dì di festa pien di speme e gioia, io sono qui a sperare che di questi giovedì non ve ne siano più e ciò a differenza di Pinocchio e Lucignolo che nel Paese dei balocchi imploravano affinché ogni settimana, per non andare a scuola, avesse sei giovedì e una domenica.
Ma i giorni sembrano girare tutti uguali in tanti altri villaggi pieni di vuoti come ebbi a definirli in un articolo che scrissi un paio di decenni or sono… e vale ancora oggi.