“Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. “Ognuno assume le proprie responsabilità e contribuisce secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della Società”. Sono due frasi significative della Costituzione svizzera (Preambolo la prima e art. 6 la seconda) che ci permettono di riflettere sull’attualità nel nostro Cantone e sulla narrazione che governo e maggioranza parlamentare stanno proponendo.
Su ‘laRegione’ del 9 febbraio, il Consiglio di Stato ha espresso le priorità per l’attuale legislatura. Il riequilibrio delle finanze è in cima alle priorità, afferma il presidente Raffaele De Rosa, mentre il capo del Dfe Christian Vitta aggiunge che quella del riequilibrio finanziario è “una sfida tanto importante quanto difficile” che necessita di una “presa di responsabilità collettiva”.
Cosa hanno dunque proposto governo e maggioranza per riequilibrare i conti? Tagli della spesa pubblica e sgravi fiscali alle persone molto benestanti. Questa scelta del centro-destra – guidato dall’Udc – si pone chiaramente in contrasto con il citato art. 6 della Costituzione svizzera, in barba al “100% valori svizzeri”. In un momento di disequilibrio dei conti, alle persone che hanno più forza finanziaria, il centro-destra non chiede di fare alcuno sforzo supplementare per sostenere i compiti dello Stato e della Società, ma garantisce loro un trattamento speciale rispetto alle persone chiamate invece a sostenere la riduzione delle spese attraverso tagli di prestazioni e tagli salariali. È questa la responsabilità collettiva di cui parla Vitta?
Mentre da una parte Udc e Lega attaccano il personale statale definendolo “privilegiato”, dall’altra nascondono il fatto che loro stessi – sostenute da Plr e Centro – garantiscono il privilegio a ogni persona benestante di non contribuire a risanare i conti dello Stato. Intanto però per finanziare questi sgravi, tagliano gli stipendi degli statali e le prestazioni sociali percepite da persone del ceto medio-basso e/o in difficoltà. Così il centro-destra, molto ligio ai valori costituzionali svizzeri sottoscritti con la propria firma, invece di chiedere i soldi a chi li ha per innalzare il benessere dei più deboli (ricordate come si commisura la forza di un popolo?), abbassa il salario del personale statale e taglia i servizi alle persone in difficoltà indebolendo così la forza della nostra società. Grande visione politica, non c’è che dire.
Il segnale politico più interessante ce lo stanno però dando ampie fasce della società, che – facendo uso della propria libertà – si stanno mobilitando per rivendicare il proprio valore e i propri diritti. Come sosteneva Joel Feinberg, filosofo politico e del diritto, “avere diritti ci rende capaci di ‘alzarci in piedi da uomini’, di guardare gli altri negli occhi e di sentirci fondamentalmente eguali a ciascun altro. Pensarsi come titolari di diritti significa sentirsi orgogliosi – legittimamente, non indebitamente – significa avere quel minimo rispetto di sé stessi che è necessario per meritarsi l’amore e la stima degli altri […] e ciò che viene definita ‘dignità umana’ può essere semplicemente la capacità riconoscibile di avanzare pretese”.
Mobilitarsi, alzandosi, per andare a prendere il proprio valore con sguardo determinato è decisamente un uso della propria libertà più sensato e degno rispetto all’attesa che tale valore ti “sgoccioli dall’alto” o addirittura ti venga tagliato per far quadrare i conti. Se questo coraggio politico non arriva dall’alto è bene che sia il basso a provocarlo.