La migrazione non è un concetto nuovo nella storia dell’umanità. Gli esseri umani si sono sempre spostati: è nel nostro Dna. Noi stessi siamo stati i migranti di altri Paesi. Come abbiamo fatto a dimenticarcene? E la migrazione è ancora un elemento centrale dell’era moderna. Ma perché le persone decidono di lasciare la propria casa e il proprio Paese per migrare da un’altra parte? Perché gli individui e i gruppi attraversano terre e continenti per trasferirsi o insediarsi in un altro luogo? I motivi sono innumerevoli: per scappare da guerre, conflitti, fame, povertà, intolleranza religiosa o repressione politica; per trovare nuove opportunità economiche e impieghi o per commerciare e viaggiare verso nuovi siti. La migrazione può quindi essere volontaria o involontaria, temporanea o permanente. Mentre per secoli gli europei si sono diretti verso altri Paesi europei o fuori dall’Europa, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale l’Europa è diventata un polo di attrazione per persone provenienti da tutto il mondo. Questo aspetto ha contribuito a rendere l’Europa, e in particolare l’Unione europea, una realtà diversificata dove coesistono molte lingue e culture differenti. Pensare che gli immigrati siano portatori di pericolo, che siano troppi per essere gestiti, che la loro cultura sia troppo diversa e per questo incompatibile con la nostra è un atteggiamento che caratterizza la nostra società. In realtà, l’immigrazione a cui stiamo assistendo in questi anni è un fenomeno senza tempo. Come mai disdegniamo questo fenomeno quando in passato ne siamo stati protagonisti? Il fatto di cercare in un altro Paese una vita migliore fa parte dell’essere umano, tuttavia oggi la migrazione ha assunto un significato diverso. Il fenomeno è associato alla paura dell’immigrato e dello straniero, la “xenofobia”. Ma tutto è più complesso di quanto possa sembrare, perché se da un lato un gruppo di persone riconosce questa paura come insensata e si prodiga per la difesa dello straniero, un’altra parte della società vede lo straniero come diverso. I mass media, inoltre, sembrano giocare un ruolo fondamentale nella reazione di paura verso lo straniero. Quotidianamente assistiamo a storie di violenza e delinquenza che riguardano i migranti, spesso narrate con un linguaggio non appropriato, il quale irrobustisce gli stereotipi di paura e devianza che riguardano queste persone. Proprio l’esposizione continua, il condizionamento a questi racconti e le informazioni mediate non permettono la creazione di pensieri e idee obiettivi e liberi da pregiudizi e stereotipi. Così la paura si alimenta e la diversità diventa una barriera, un ostacolo paralizzante per la crescita della società. Purtroppo, però, questa situazione è destinata a continuare fin quando l’uomo non riuscirà ad accettare la sua vera condizione di cittadino del mondo in una moderna visione cosmopolitica che sembra sempre più caratterizzare il nostro tempo.