Per chi voterà l’elettorato ticinese questa domenica? Nelle ultime elezioni due votanti su tre hanno espresso non una bensì due preferenze, optando quindi per un “ticket” con due candidati/e per il Consiglio degli Stati. Alla fine Chiesa ha ottenuto oltre 10’000 voti in più rispetto a Regazzi e altri/e che seguono. Un divario irrecuperabile. Se quattro anni fa l’uscita di scena di Lombardi – nonostante fosse arrivato in testa al primo turno – era difficile ma possibile, quest’anno una sorpresa del genere è da escludere: Marco Chiesa sarà riconfermato. Ma questa certezza farà sì che l’elettorato della destra nazionalista (Udc, Lega) non avrà problemi a dare il suo secondo voto al candidato più vicino alle loro posizioni: Fabio Regazzi. Il ticket Chiesa-Regazzi è addirittura ufficializzato, con il consenso di entrambi, tramite la pubblicità a pagamento di GastroSuisse, un’organizzazione vicina all’Udc. A questo punto, oggi come oggi, anche il nome del secondo eletto appare scontato. Si tratterebbe della coppia più a destra che il Ticino abbia mai avuto nella Camera dei Cantoni. Regazzi si difende citando una classifica secondo cui le sue posizioni in Consiglio nazionale sono in realtà simili a quelle di Alex Farinelli. Sottace però che secondo la stessa classifica lui è in assoluto il deputato più a destra del suo partito, mentre Farinelli è fra i più a sinistra del Plr. E soprattutto: una volta eletto agli Stati Regazzi sarebbe molto più libero a non rispettare la “disciplina di partito”, votando quindi ancora più a destra, oltre al fatto che il suo voto avrebbe ovviamente molto più peso di prima (1/46 invece che 1/200).
Dall’altro lato non si intravede un ticket alternativo che inglobi il centro-destra (Farinelli) e la sinistra (Gysin), o anche Amalia Mirante (ex Ps), le cui chance sono però pressoché nulle, poiché la separano quasi 9’000 voti dalla candidata dei Verdi. Ognuno corre per conto suo invitando il proprio elettorato a esprimere una sola preferenza. Solo i Verdi liberali invitano a sostenere il ticket Farinelli-Gysin. Ciò è comprensibile, visto che secondo una classifica delle associazioni ecologiste Farinelli ha sostenuto due volte di più le cause ambientaliste rispetto a Chiesa-Regazzi. Anche sui temi di società, come matrimonio per tutti/e, sia Gysin che Farinelli hanno votato in maniera progressista.
Il dilemma dell’elettorato Ps-Verdi e quello del Plr è quindi questo: a partire dal momento che l’elezione di Chiesa è scontata, è evidente che ogni voto dato al/la candidato/a al di fuori della propria area rende meno probabile l’elezione del/la candidato/a preferito/a. Ma al tempo stesso rende più probabile – e quasi certa, direi – l’elezione di Regazzi.
Le conseguenze saranno davanti agli occhi di tutti già nei primi mesi della prossima legislatura, quando il Parlamento dovrà esprimersi sull’iniziativa popolare “200 franchi bastano” che intende ridimensionare la Ssr. Chiesa è copresidente del comitato d’iniziativa e anche Regazzi, da presidente dell’Usam, la sostiene con convinzione. Gysin e Farinelli si oppongono sia all’iniziativa sia al controprogetto del Consiglio federale, il cui successo porterebbe a un ridimensionamento pesante della Rsi con la relativa perdita dei posti di lavoro e della qualità del servizio pubblico radiotelevisivo italofono.