Tribuna libera

Il prezzo di un rimpatrio

(Keystone)

Quand’è che i rifugiati ucraini in Svizzera saranno rinviati sotto le bombe russe? Questa domanda potrebbe sembrare piuttosto macabra. Ebbene, è proprio la domanda che la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha sottoposto alla dott.ssa Christine Schraner Burgener della Segreteria di Stato per la migrazione (Sem). Quest’ultima si è chinata docilmente su questa domanda, mettendo a disposizione del Consiglio federale il suo rapporto, altrettanto macabro: da una parte il destino di donne e bambini vulnerabili, dall'altra il denaro, il prezzo del loro rimpatrio in un Paese distrutto dalla dittatura russa.

A favore di migliaia di donne e bambini vittime dell’aggressione di Mosca scatenata il 14 febbraio 2022, l’Unione europea aveva lanciato uno strumento di protezione speciale, denominato “Statuto S”, che il Consiglio federale ha dovuto mettere in esecuzione a partire dal 12 marzo 2022. Il 19 ottobre scorso l’Unione europea ha deciso che lo Statuto S venisse prolungato fino al 4 marzo 2025. Pertanto, malgrado l’opposizione dell’Udc, il Consiglio federale nella sua seduta dello scorso 1º novembre ha dovuto allinearsi, per evitare che la Svizzera venisse bandita dalla comunità occidentale, di cui fa parte non solo per ragioni economiche, ma anche per ragioni storiche e morali.

La data scelta da Keller-Sutter per lanciare la sua macabra iniziativa non poteva essere più disgraziata: la dittatura russa continua ad attaccare la popolazione civile, ospedali, chiese, scuole, stazioni ferroviarie. Recentemente in un caffè bombardato hanno perso la vita oltre 50 persone. L’occupazione delle quattro regioni ucraine continua sotto la frusta della dittatura moscovita, il 20% del loro territorio è stato reso inabitabile a causa delle mine antiuomo. La deportazione dei bambini continua senza interruzione. Secondo un rapporto dell’Università di Yale pubblicato in febbraio, circa 6'000 minorenni ucraini sono stati deportati in 40 campi di internamento in Russia. Putin, come pure L’vova-Belova (da questi incaricata del sistema di deportazione), hanno dichiarato pubblicamente di avere “salvato” in questo modo circa 700'000 minorenni ucraini. Ma proprio per questa ragione l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha qualificato questa deportazione sistematica come un crimine contro l’umanità.

Da parte della Svizzera, uno fra i Paesi più ricchi del mondo, nel novembre 2023 ci si sarebbe piuttosto aspettati un piano per raccogliere altri ospiti di orfanotrofi distrutti, oppure per accogliere ancora qualche migliaio di donne e bambini in fuga dall’Ucraina attualmente stipati in quei Paesi limitrofi che figurano fra quelli più poveri d’Europa e che, ciò malgrado, accolgono milioni di rifugiati dall’Ucraina. Perché il Consiglio federale non aveva previsto un piano di rimpatrio per i rifugiati in fuga dall’Ungheria nel 1956, e dalla Cecoslovacchia nel 1968, quando questi Paesi vennero occupati dai carri armati russi?

È solamente nel 2023 che l’Udc (che per questa specifica ragione viene applaudita ogni domenica dal settimanale della Lega dei Ticinesi, diretto dal consigliere nazionale Lorenzo Quadri), domanda formalmente l’abolizione dello Statuto S. Il 29 settembre il Consiglio federale approva e pubblica il suo piano di rimpatrio verso l’Ucraina. Ma il 14 ottobre l’Ue proroga la validità dello Statuto S fino al 4 marzo 2025. Pertanto, il Consiglio federale deve rinunciare al suo piano. Ma lo fa soltanto due settimane più tardi, il 1º novembre. Due settimane di angoscia per i rifugiati ucraini, che si aggiunge a quella per i propri cari in guerra e sotto le bombe russe.

Come si può definire la messa in esecuzione del rimpatrio di circa 70'000 donne e bambini vulnerabili che hanno trovato rifugio in Svizzera? Come si può definire la volontà di farne le vittime dei bombardamenti russi e della deportazione dei loro figli minorenni in Russia? È soltanto crudeltà. La crudeltà fa parte dei valori svizzeri? In che modo e quando il Consiglio federale è pronto a distanziarsi da questo approccio? Oppure sceglierà, ancora una volta, un approccio pragmatico e “neutrale”, proprio quando si tratta di scegliere fra crudeltà e solidarietà? Chi continuerà a calpestare i valori svizzeri? Quelli più elementari, ma più indispensabili per il vivere comune: “Ama il tuo prossimo come te stesso”; “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso”.

Articolo pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’