Non siamo più bambini, siamo adulti e abbiamo delle responsabilità. Ma per molti forti e opportunisti l’avventura è lì da prendere, per molti altri appropriarsi di spazi di autonomia della propria vita il problema è completamente diverso. La metafora del San Giuseppe che ritorna in dicembre nel mondo cristiano è la stessa che vale nel fondo identitario della persona tranquilla e operosa, quando invece il nostro essere è rinchiuso nella realtà della riproduzione sociale.
Se con Diego Fusaro indaghiamo il capitalismo assoluto-totalitario, vediamo il monoteismo del mercato dominare con la sua teologia tutti gli ambiti della riproduzione sociale, in modo assoluto perché libero da impedimenti e totalitario perché colonizzante la totalità sociale. La società capitalistica ha mercificato tutti gli aspetti sociali e l’individuo è divenuto merce di scambio e dunque valore di scambio. La mercificazione planetaria ha instaurato la sovranità della forma merce che tiene in pugno ogni individuo e ne occupa lo spazio intero della vita. Esiste pur sempre una controforza che si oppone a quella dei sistemi, ma questo pensiero altro, preposto a chiedersi cosa facciamo, arrischia il confine di uno spazio residuale – se questa situazione non lo è già.
La domanda sul fronte della riflessione se la pone Donatella Di Cesare. Occorre fare subito la premessa che filosofia è pensare, non è la storia delle idee che si trova in biblioteca. La filosofa parla della crisi contemporanea della filosofia, del fatto che venga estraniata dalla polis. Il mondo dell’economia, che è economia di tempo, si è chiuso, vuole immunizzarsi dal di fuori, ha allontanato il pensiero altro da sé. Vige insomma l’exofobia, la paura dell’esterno. La filosofia è pertanto in esilio. Nel mondo hobbesiano (guerra di tutti contro tutti) è stata espulsa la vocazione dell’andare oltre. Si rivive l’avventura di Socrate che minaccia di continuo la polis, poiché egli porta le sue domande, difende la sua atopia. Con la vicenda di Socrate già si delinea il distacco e anche l’abisso tra la filosofia e la politica. Ma anche se la filosofia va in esilio, c’è tra essa e la politica un conflitto latente. Quando la filosofia rientra nella polis si protegge nell’accademia, fornendo la figura di una sconfitta politica. Oggi la filosofia è a malapena confinata nell’accademia e anche qui risulta stretta. La filosofia lotta oggi per la democratizzazione della democrazia. La Di Cesare informa che negli atenei tedeschi i professori di filosofia vengono abilitati a suon di articoli e numero di articoli pubblicati su riviste specializzate, una sorta di sistema che calcola i crediti. Come volevasi dimostrare: è una forma di matematizzazione di contenuti umanisti? O trattasi dell’ordinario “controllo aziendalistico-imprenditoriale” come lo chiama la rettrice dell’Usi Luisa Lambertini?
Il Ticino ospita ore di filosofia nei licei e all’Usi, che conta parte di competenze in comunicazione, materia umanistica. Accade però che alla Scc di Bellinzona il nuovo che avanza si presenta con una novità tecnica, anzi con una sorta di comando sistemico vestito di ineluttabile necessità: da questo autunno infatti viene applicata secondo la legge federale l’introduzione dell’informatica, materia tecnica di base matematica, nei licei e nelle scuole commerciali con maturità. Mantenendo il carico di ore di insegnamento, la punga della novità la prendono le discipline umanistiche, mentre le ore di comunicazione diventano più funzionali alla professionalità commerciale. Come volevasi dimostrare.