Il costo della cassa malattia aumenta di anno in anno, ma non c’è da meravigliarsene, visto che la legislazione in vigore è tale per cui nessuno governa il sistema. Le casse malati puntano a essere meno care delle concorrenti, ma la falsa concorrenza tra di esse avviene in un contesto di premi sempre al rialzo e a loro interessa ben poco bloccarne l’aumento generalizzato. I Cantoni possono pianificare parte dell’offerta, quella ambulatoriale in maniera timidissima, e quindi hanno un margine d’azione ristretto. La Confederazione controlla i conti, ma anch’essa ha le mani legate da mille lacciuoli. Nessuno ha in mano la leva per tenere i costi sotto controllo, perché la politica ha fatto in modo che ciò non avvenisse, non tanto per una mancata volontà del Consiglio federale, ma per il continuo ostruzionismo in questa direzione delle Camere federali e delle loro maggioranze.
Quando finalmente decideremo di istituire una cassa malati unica nazionale, arrivandoci purtroppo tardi, solo con la popolazione con l’acqua alla gola e avendo perso almeno 20 anni, avremo compiuto un primo passo importante, anche se non ancora decisivo, dando un pilota a questo aeroplano senza controllo. Un pilota che dovrà avere la possibilità legale, e il coraggio, di decidere su tariffe, prestazioni, volumi di atti medici ospedalieri e ambulatoriali, classe unica per le cure in ospedale ed extra alberghieri a pagamento, farmaci ecc., tutto quello che serve a garantire un sistema di qualità senza doppioni, eccessi e sacche di inefficienza, cioè gli elementi di un controllo equilibrato dei costi.
La cassa unica è un elemento della soluzione, ma non il solo. Essa permetterebbe di frenare i costi, ma è anche indispensabile per permettere il passaggio a un sistema di finanziamento della sanità più giusto e antiburocratico, liberandosi finalmente dei premi di cassa malati e dei sussidi ai premi (con tutta l’immensa burocrazia che questo comporta) grazie a un modello di finanziamento molto più semplice e democratico. Nel 2022 i residenti in Svizzera hanno pagato 33,1 miliardi in premi di cassa malati e una parte consistente di essi ha dovuto rivolgersi allo Stato (quindi agli altri contribuenti) per ricevere i sussidi necessari a pagarli. Tutto ciò potrebbe essere sostituito (è solo uno dei molti modelli immaginabili) da maggiorazioni dell’imposta federale diretta (Ifd), per sua natura proporzionale, e dell’Iva, meno proporzionale dell’Ifd ma comunque nettamente più graduale dei premi di cassa malattia: l’abolizione dei premi e la loro sostituzione con un aumento del 50% dell’Ifd e di 7 punti di Iva garantirebbe un finanziamento alla cassa unica semplice (sarebbe lo Stato a trasferire alla cassa i proventi supplementari), proporzionale alla capacità finanziaria dei cittadini e democratico (i supplementi sarebbero iscritti nella legge, come i tassi di prelievo dell’Avs e delle altre assicurazioni sociali nazionali) e quindi sottoposti a discussione pubblica.
Quale potrebbe essere l’effetto finanziario di questo modello (lo ripeto, è uno tra i molti immaginabili)?
Per l’economia domestica A, che ha un reddito di 6’000 franchi al mese e 3’000 franchi da spendere sottoposti a Iva (l’Iva non tocca gli affitti, gli interessi ipotecari, i premi di cassa malati ecc.), l’aumento dell’Ifd sarebbe pari a zero (questa famiglia è esente da questa imposta) e l’aumento mensile dell’Iva sarebbe di 210 franchi. Il costo mensile della cassa malattia per la famiglia A passerebbe da 665 franchi (1’331 per i premi, riferimento Pmr 2023 ticinesi per due adulti e due minorenni, dedotti 666 franchi di sussidi) a 210 (-69%), senza più la necessità di pagare i premi, di richiedere i sussidi e ritrovandosi quasi 5’500 franchi disponibili in più in tasca ogni anno. Per l’economia domestica B, che ha invece 20’000 franchi di reddito mensile e 14’000 franchi da spendere sottoposti a Iva, l’aumento dell’Ifd sarebbe di 625 al mese (7’500 franchi all’anno) e l’aumento dell’Iva di 980 franchi al mese. Il costo mensile della cassa malattia per la famiglia B passerebbe da 1’331 franchi a 1’605, ma stiamo parlando di un’economia domestica con un’entrata mensile di 20’000 franchi e tredicesima, per la quale questo aumento non è certamente problematico.
Tra l’economia domestica A e quella B c’è la stragrande maggioranza dei cittadini svizzeri, che si vedrebbe semplificato e proporzionalizzato il sistema, mentre sopra la famiglia B ci sarebbe chi, dopo aver pagato per quasi 30 anni premi ridicoli rispetto alla propria capacità finanziaria, finalmente pagherebbe una quota più giusta.
Naturalmente un cambiamento di questo tipo implicherebbe molte modifiche di legge e altri flussi finanziari che qui non c’è il tempo di discutere, ma è qualcosa di possibile, fattibile e soprattutto giusto e ragionevole. Fattibile se la maggioranza degli svizzeri non continuasse a sostenere il sistema vigente, per poi lamentarsene ogni fine anno, magari credendo ancora alle favole, come quelle del cambio cassa per risparmiare, che può funzionare una volta, magari due, ma che alla lunga non funziona semplicemente perché le casse non hanno interesse a fermare l’aumento generalizzato dei premi, ma solo di costare, almeno per un anno, un po’ meno dei concorrenti.