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Chiarezza e serietà?

Alberto Siccardi, su laRegione del 25 maggio, denuncia la mancata chiarezza e serietà delle informazioni sul tema centrale in votazione il 18 giugno e non perde l’occasione per ricordarci come il nucleare sia la soluzione al problema dell’indipendenza energetica. A sostegno di questa tesi, riporta la traduzione di un articolo del ‘Nebelspalter’ il cui autore, professore di musica in pensione e autore di un libro sul tema, non si esprime sempre con chiarezza e serietà.

Riferendosi all’EPR, scrive: “Il primo reattore di questo tipo è stato appena collegato alla rete a Olkiluoto, in Finlandia.” In realtà il reattore finlandese è stato il terzo EPR a essere messo in esercizio. Il suo servizio commerciale è iniziato il primo maggio di quest’anno, cioè dopo 17 anni e 8 mesi dal primo getto di calcestruzzo. I primi due reattori EPR ad andare in servizio commerciale sono stati quelli della centrale di Taishan (Cina) nel 2018 e 2019, a nove anni e alcuni mesi dall’inizio della loro costruzione. L’EPR in territorio francese è in costruzione dal dicembre 2007 e dovrebbe andare in servizio con tempi in linea con quelli del cugino finlandese. Se in Europa ci vogliono circa 8 anni in più per la messa in esercizio di un reattore, non è colpa dei Verdi come sostenuto da Siccardi, ma è piuttosto da ricondurre a una serie impressionante di errori nella gestione di questi mastodontici progetti, errori che in Cina e altri Paesi emergenti non sarebbero probabilmente mai emersi o stati considerati tali, e di conseguenza non avrebbero causato ritardi.

Un esempio: errori di fabbricazione e la falsificazione di molti documenti, tra i quali quelli relativi al fondo e al coperchio dell’EPR di Flamanville, hanno fatto sì che questi venissero installati nonostante abbiano un tenore in carbonio che ne mette in pericolo la resilienza (resistenza alla rottura) e la tenacità (resistenza alla propagazione di una fessura), aumentando il rischio di rottura improvvisa. Solo la perspicacia dei “gendarmes de l’atome” è riuscita a mettere in luce i fattacci che hanno interessato le centrali di mezzo mondo. Per capire la gravità di questi fatti bisogna sapere che coperchi e fondi dei reattori fanno parte dei molti componenti sensibili detti “in esclusione di rottura” (break preclusion), la cui rottura non è postulata nelle dimostrazioni di sicurezza. Di fatto, ciò può stravolgere i calcoli che dimostrano come un incidente nucleare sia molto improbabile. Dunque quando leggete, come nell’articolo citato, “la probabilità che la radioattività venga rilasciata nell’ambiente è stata ridotta a una volta ogni dieci milioni di anni”, sappiate che il trucco c’è. Infatti è come se vi raccontassero che la probabilità di rimanere a piedi con la vostra auto sia di una volta ogni milione di chilometri, senza aggiungere che un guasto del motore non è preso in considerazione nel calcolo.

La buona notizia dalla Francia è che il fondo diventa un sorvegliato speciale e che il coperchio verrà sostituito. La cattiva notizia è che il coperchio, una volta installato, è praticamente impossibile da controllare, visto che è attraversato da 107 condutture. Speriamo allora che resista alle sollecitazioni per i prossimi 60 anni e che tutti i “gendarmes de l’atome” del mondo abbiano fatto, e possano continuare a fare, il loro dovere.