Nel lontano marzo 2015 il Gran Consiglio accoglieva con 64 voti favorevoli, nessun contrario e 4 astensioni l’introduzione di 120 indennità cantonali per chi avesse esaurito le indennità federali dell’assicurazione contro la disoccupazione (LADI).
Una percentuale bulgara che potrebbe sorprendere, se non fosse per il fatto che si era a sole tre settimane dalle elezioni cantonali e, come tutti sappiamo, sotto elezioni “son tutti più buoni”. Le indennità però non sono mai state introdotte: prima sono state sospese, poi "congelate" a solo un anno dal voto del Parlamento nell’ambito di uno dei tanti, troppi, pacchetti di riequilibrio delle finanze cantonali che, in pratica, si traducono con tagli per tutti salvo per chi già sta bene.
Nel 2015 tutti erano concordi nell’affermare che il mercato del lavoro ticinese era molto più problematico rispetto al resto della Svizzera e che per gli over 55, malgrado tutti gli sforzi, è praticamente impossibile trovare un impiego degno di questo nome. Da allora la situazione non è certo migliorata, anzi.
A livello svizzero il numero dei disoccupati (secondo i criteri ILO, cioè quelli fissati a livello internazionale) fra i 56 e i 64 anni è aumentato di quasi il 60% dal 2010 (59%, dati annuali UST dal 2010 al 2022). Nel 2022, il 39% dei licenziamenti riguardava questa fascia di età e le “ristrutturazioni” annunciate di recente saranno una nuova batosta.
Gli over 50 sono le prime vittime della sostituzione, in particolare in Ticino dove le aziende attingono a man bassa alla manodopera d’oltrefrontiera per risparmiare sui salari. Da quanto il Gran Consiglio ha votato le indennità supplementari, il numero di frontalieri è ancora cresciuto di oltre il 23% (ora oltre 78'000) e sappiamo, grazie all’Ustat, che la differenza dei salari fra frontalieri e residenti non è dovuta a fattori oggettivi come la formazione, l’esperienza o l’anzianità. Le aziende li assumono perché li pagano meno!
Lo stesso vale per le tante storielle sugli over 50 che avrebbero poca dimestichezza con le risorse digitali o una scarsa propensione ad acquisire nuove competenze. Sono scuse addotte dalle imprese che licenziano e non spiegano come mai dall’inizio del 2015 il numero di frontalieri over 50 è invece cresciuto di quasi il 70% per sfiorare quota 24'000. Un aumento che non può essere imputato al solo invecchiamento e non sicuramente al fatto che oltrefrontiera gli ultracinquantenni son tutti esperti di nuove tecnologie o parlano fluentemente il tedesco.
È chiaro che le aziende si sbarazzano degli over 50 per sostituirli con altri lavoratori che pagano meno o a cui offrono condizioni peggiori.
I soldi per finanziare le indennità supplementari ci sono perché dal 2011 – data dell'entrata in vigore della revisione della LADI, che ha ridotto le indennità di disoccupazione facendo raddoppiare i beneficiari dell'assistenza – gli investimenti per le misure di rilancio dell'occupazione si sono ridotti da 11,8 milioni a 2,4 milioni nel 2020. Proprio nel momento in cui i disoccupati ticinesi avrebbero avuto più bisogno di maggior sostegno, il Cantone ha iniziato a tagliare l'impegno finanziario per il ricollocamento. Cumulando il calo dei finanziamenti dal 2011 al 2020 il Cantone ha risparmiato in totale oltre 57 milioni di franchi. In compenso, ha premiato le aziende abbassando l’aliquota per le imprese dall’iniziale 9% al 5,5% dal 2025, le stesse aziende che praticano dumping, sostituzione e licenziano gli over 50.
Al posto di continuare a stendere tappeti rossi alle imprese, senza mai imporre loro un minimo di etica, il Gran Consiglio per una volta dovrebbe dimostrare un minimo di rispetto per persone che hanno lavorato 30 anni e più, che hanno sempre pagato le imposte e che ora si ritrovano senza più nulla e mantenere le promesse fatte poco prima delle elezioni del 2015. Tutto ciò dirò lunedi prossimo nell’aula del Gran Consiglio a sostegno della mia mozione che chiede ai maggiori partiti politici di mantenere le promesse elettorali, almeno una volta, e dunque far entrare in vigore le 120 indennità di disoccupazione cantonali per chi ha superato 55 anni d’età.