In un recente incontro tra il Consiglio di Stato e la Deputazione ticinese alle camere federali si è discusso, stando ai media, di molti temi: in particolare di finanze, infrastruttura ferroviaria e stradale, flussi migratori e rapporti con l’Italia. Sono ambiti senz’altro decisivi, che necessitano unità di intenti e visioni condivise tra i gli attori politici in campo.
Rilevo, tuttavia, che manca un tema, importante per tutto il Cantone ma soprattutto per le zone periferiche: quello dei rustici fuori zona edificabile.
Tutti siamo a conoscenza delle problematiche legate a questo importante settore, del quale occorre occuparsi con maggior insistenza, non solo in ottica rivendicativa ma piuttosto legata alle opportunità che essi possono avere per il futuro delle periferie. È un patrimonio, per svariate ragioni, oggi seriamente a rischio: è perciò indispensabile fare di tutto per salvare il salvabile.
Un cambiamento di approccio è indispensabile: gli interventi di ristrutturazione, a carattere conservativo e/o con cambiamento di destinazione, devono essere favoriti e incentivati perché concorrono alla tutela del paesaggio, e non – come avviene ora – considerati delle eccezioni (oppure addirittura ostacolati a seguito di un atteggiamento troppo intransigente). Sappiamo perfettamente che la Confederazione ha molta, troppa voce in capitolo in questo ambito; l’auspicio, quindi, è che con il nuovo capo del Dipartimento di riferimento si possa instaurare un dialogo costruttivo, che si traduca in nuove opportunità socio-economiche per il territorio montano.
È il momento, oltre che di correggere le troppe ristrettezze e le storture del Puc-Peip, di rivedere il quadro legale in vigore (art. 24 della Legge federale sulla pianificazione del territorio e relativa Ordinanza), affinché il buon senso prevalga sull’applicazione dei principi giuridici, corretti sulla carta, ma che nulla hanno a che vedere con la dignità della montagna. È quanto chiedo in una mozione del dicembre 2022 (in attesa di risposta), che esorta il Governo ticinese ad attivarsi presso la Conferenza dei Cantoni alpini e a promuovere – tramite le rispettive Deputazioni alle camere federali – i passi necessari per le modifiche legislative auspicate.
Il Ticino, ovviamente, da solo può fare poco. Sono stati perciò coinvolti altri Cantoni alpini: nei Grigioni il deputato Samuele Censi ha già inoltrato un atto parlamentare simile al mio, con Vallese e Uri sono in corso trattative per andare nella stessa direzione.
È dunque essenziale che con il Consigliere federale Albert Rösti e i suoi stretti collaboratori si discuta al più presto anche di questa tematica. Sono certo che la Deputazione ticinese, anche su vigoroso invito del nostro Governo, farà la sua parte in modo convincente.