GLI OSPITI

Operazione austerità

L’austerità sta tornando in auge, condizionando l’agenda politica. Eppure si tratta di un’idea pericolosa

(Keystone)

Dopo la crisi pandemica, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e i loro effetti depressivi sull’economia e sulle condizioni di vita della maggior parte dei cittadini e delle cittadine, si pensava che le politiche statali si sarebbero concentrate su misure a sostegno dei redditi. A maggior ragione nel nostro cantone, già di per sé fragile. Si dà il caso che, invece di ripartire cercando di attenuare gli effetti più pesanti della crisi, si sia optato per politiche fiscali e di bilancio ispirate al più classico liberismo austeritario. Insomma, l’austerità sta tornando in auge, condizionando l’agenda politica. Eppure, l’austerità è un’idea pericolosa, come sostiene l’economista Mark Blyth in un libro inserito dal Financial Times tra i migliori del 2013. Lui e molti altri hanno dimostrato che le politiche di austerità in realtà non funzionano, almeno non nei loro fini dichiarati di stimolare la crescita economica e ridurre il debito, oltretutto salvaguardando livello e qualità delle prestazioni sociali.

Se sappiamo che l’austerità non risolve ciò che deve essere risolto, si chiede un’altra eminente economista, Clara E. Mattei, in un suo recente libro (‘Operazione austerità. Come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo’, Einaudi, 2022), allora perché sta prepotentemente tornando alla ribalta? Ebbene, secondo Mattei ogni società capitalista ha bisogno dell’accumulazione e del lavoro che l’alimenta per continuare a espandere la sua torta, per usare la tradizionale metafora pasticcera in uso tra gli economisti che spesso e volentieri prescindono dalla sua ricetta e da chi e in quale misura ne beneficia. Per tacere di chi non è nemmeno invitato alla cerimonia del taglio della torta. Eppure, questo modo di organizzare l’economia e i suoi rapporti di produzione, di produrre la torta, non è né fissa né data, spiega Mattei, ma deve essere costantemente adeguato da opportune e mirate politiche economiche e sociali. La funzione dell’austerità è invece quella di mantenere, di "naturalizzare", i rapporti di produzione e le relazioni sociali che li sorreggono, specialmente in tempi di cambiamenti sociali, anche a costo di aprire la strada a pericolose quanto disastrose svolte autoritarie di stampo fascista. Il passato lo dimostra, ma purtroppo non sembra insegnare granché. Questo rischio di deriva non è per nulla teorico. È molto concreto, anche da noi.

Si dirà che da anni nel nostro cantone la scelta di politiche fiscali e finanziarie di stampo liberista è stata avallata dai cittadini e dalle cittadine nel pieno rispetto dello Stato di diritto. È il caso, fra altri, della votazione popolare sul cosiddetto ‘decreto Morisoli’ che indubbiamente paralizza l’azione pubblica entro i rigidi vincoli del pareggio di bilancio. E questo in un momento storico in cui lo Stato dovrebbe avere maggiore margine di manovra per contribuire a contrastare gli effetti sociali della crisi, per non parlare del sostegno all’economia e del suo rilancio. È la democrazia diretta, bellezza!

Chiedere in una consultazione popolare se si è a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso oppure no ha un esito che poi è direttamente applicabile, perché la questione posta contiene in sé le condizioni normative della sua applicazione. Siamo nella piena legalità. Ma se si chiede se si è a favore o meno del pareggio di bilancio e l’esito è a favore del pareggio di bilancio, ciò comporta un’impasse, perché la questione posta ne implica molte altre. Siamo ancora all’interno della legalità, ma la sua applicazione è lungi dall’essere immediata e implica tutta una serie di tappe che rischiano di minarne la legittimità. Per raggiungere il pareggio di bilancio, fra l’altro a breve, lo Stato sarà inevitabilmente costretto a operare una serie di tagli in ambiti quali la sanità, la scuola e la cultura, intaccando l’interesse generale dal quale lo Stato stesso ricava la sua legittimità.

Ha un valore paradigmatico l’esperienza di una protagonista di un ricovero ospedaliero che lei stessa definisce "bestiale", in una lettera pubblicata dal quotidiano ‘laRegione’ del 23 febbraio 2023. La sventurata lettrice ha potuto toccare con mano le conseguenze delle politiche austeritarie sulla sanità, misurate da scarsità di personale, mancanza d’igiene e in taluni casi anche da poca professionalità. Chiaramente e comprensibilmente insoddisfatta, non augura a nessun altro di vivere la sua esperienza. Temiamo, invece, che si prospetti un ulteriore deterioramento dei servizi ospedalieri e in generale dei servizi alla persona e che molte altre persone saranno destinate a vivere la stessa esperienza "bestiale" descritta e pubblicata dalla lettrice, di cui ignoriamo, per il momento, l’effetto.

Tutto legale, ma non socialmente legittimo.