Tribuna libera

Pecunia oligarchica non olet?

(Ti-Press)

La dittatura russa cesserà l’aggressione e l’occupazione militare dell’Ucraina grazie alle sanzioni economiche dell’Onu e dell’Unione europea? A Berna ci si era posti questa domanda quando la Confederazione svizzera aveva aderito alle misure di embargo nel 1932 per la guerra del Chaco, fra la Bolivia e il Paraguay? E nel 1934 contro Mussolini, che aveva scaricato 300 tonnellate di gas tossici sull’Etiopia? Oppure in occasione delle sanzioni contro l’Apartheid in Africa del Sud e in Rhodesia, per le guerre in Iraq, Kuwait, Jugoslavia, Libia, Sierra Leone e il genocidio in Myanmar? A quei tempi non ci furono i lobbismi, nessuna "marcia su Berna" da parte del governo del Canton Zugo, come di recente riguardo alle sanzioni contro gli oligarchi russi. Ma a quei tempi si trattava soltanto di qualche milione (a parte la vicenda "Oil for Food"). Al contrario, oggi, con gli oligarchi russi, si tratta di miliardi. Quelli che chiamano in soccorso persino i giuristi della Corona, quando il nostro parlamento discute se approntare una vera e propria task force di investigatori specializzati. Sarebbe un primo passo, per concretizzare almeno le misure di cooperazione internazionale previste dalla Legge federale svizzera sugli embarghi (meglio detta ‘Legge sulle sanzioni’).

Controprova: quante sono state le domande di assistenza che la Seco ha inviato all’estero e quante sono già state le domande di assistenza estere eseguite da parte della Seco a partire dalla guerra scatenata contro il popolo ucraino? In che modo scoprire i sotterfugi riguardanti i pacchetti azionari nelle holding svizzere dei colossi russi agroalimentari e dei trader russi in materie prime? Secondo l’organizzazione Public Eye, basterebbe indagare presso i consulenti, i fiduciari, gli avvocati che fungono da intermediari a Zugo, Ginevra e Lugano, molto vicini a questi azionisti. Quali consulenti? Missione impossibile, perché il cosiddetto ‘Partito degli Affari’ (dovunque e tuttora maggioritario), recentemente era riuscito a silurare persino la proposta di sottoporre questi professionisti almeno agli obblighi antiriciclaggio valevoli per le banche, le assicurazioni e i gestori di patrimonio. Che fare, aspettando che il Gafi (l’Agenzia antiriciclaggio dell’Ocse) possa finalmente strappare al parlamento svizzero anche questa concessione? Anzitutto indagare presso le amministrazioni fiscali dei Cantoni, che conoscono l’identità di questi azionisti, specialmente nel caso in cui questi ultimi, oppure i loro parenti, risiedano in Svizzera. Oppure si deve mobilitare, trattandosi di competenza d’ufficio, il Ministero Pubblico della Confederazione per il perseguimento dei consulenti complici della violazione degli obblighi previsti dalla Legge sull’embargo e sulle sanzioni. Nel frattempo, affrettarsi a colmare le lacune di questa legge, dichiarando punibile la violazione di tutti i suoi obblighi e non solamente di quegli obblighi per i quali la punibilità è prevista esplicitamente.

Quante sono le persone attive in Svizzera, perseguibili per complicità del genocidio proclamato da Putin ed eseguito dai soldati russi e dai mercenari della Wagner? E quanti i complici e conniventi nella deportazione sistematica di migliaia di bambine e bambini ucraini, a scopo di prostituzione, oppure per farne dei futuri soldati contro i loro fratelli in Ucraina? E ancora, quante sono le persone in Svizzera perseguibili in applicazione degli articoli 264 e seguenti del Codice Penale Svizzero per crimini contro l’umanità, a causa dei bombardamenti organizzati contro la popolazione civile e contro gli impianti di elettricità? Per tutti questi aspetti, l’aggressione russa rientra nella categoria del terrorismo, dal momento che il regime russo ha dichiarato e pianificato il cambiamento con la forza del regime ucraino. Berna ha mobilitato tutto l’impianto poliziesco antiterrorismo solamente contro qualche straccione islamico, senza però riconoscere il terrorismo organizzato dal regime (ex) sovietico. Forse lo storico anticomunismo dell’establishment politico ed economico svizzero ha discretamente cambiato fronte quando, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha annusato la pecunia degli oligarchi?

Questo articolo è stato pubblicato in francese su La Tribune de Genève