Il recente Comunicato della Banca nazionale svizzera (Bns) annuncia che la perdita d’esercizio per il 2022 ammonterebbe a 132 miliardi di franchi.
Malgrado questo risultato negativo, la Bns devolverà 9,6 miliardi di franchi alla propria riserva denominata "Accantonamenti per le riserve monetarie". Ma come vengono stabiliti gli importi da conferire a questa voce di bilancio? Alla base vi sarebbe l’Art 30 cpv 1 della Legge federale sulla Banca nazionale svizzera (Lbn): "La Banca nazionale costituisce accantonamenti che le consentano di mantenere le riserve monetarie al livello richiesto dalla politica monetaria. A tale scopo si orienta sull’evoluzione dell’economia svizzera".
Ciò significa che per il calcolo annuo dell’importo da versare agli "Accantonamenti per le riserve monetarie", la Bns, fino al 2009, si basava sulla crescita media del Pil nominale dei precedenti 5 anni. A partire dal 2009, dopo la famosa crisi finanziaria ed economica, la Bns decise di aumentare la quota da devolvere agli "Accantonamenti" fissando una percentuale doppia rispetto a quella usata fino al 2008. Il continuo aumento di acquisti di valute estere indusse la Bns ad aumentare ulteriormente gli "Accantonamenti" con una percentuale dell’8% all’anno a partire dal 2016. Ma anche tale percentuale non sembrava più sufficiente a preservare la Bns da eventuali rischi legati alle valute estere. È così che a partire dal 2020 la Bns ha deciso di applicare una percentuale di crescita degli "Accantonamenti" del 10% all’anno a prescindere se il risultato d’esercizio fosse un utile o una perdita.
A questo punto una domanda sorge spontanea: "Ma come la mettiamo con l’articolo 99 cpv 2 della Costituzione che dice che ‘La Banca nazionale svizzera, in quanto banca centrale indipendente, deve condurre una politica monetaria nell’interesse generale del Paese’? La decisione di devolvere 9,6 miliardi agli ‘Accantonamenti’ e di non distribuire nulla né alla Confederazione né ai Cantoni rispetta davvero l’interesse generale del Paese?".
È vero che l’accordo fra la Confederazione e la stessa Bns sulla distribuzione degli utili prevede una ripartizione massima di 6 miliardi quando l’utile della Bns supera i 40 miliardi di franchi all’anno e niente in caso di perdita, ma in una situazione in cui si prevede un rallentamento economico con una conseguente crescita di incertezza per le risorse dei Cantoni, il buon senso avrebbe dovuto far prevalere una sorta di compromesso.
Una proposta potrebbe essere quella di ridurre l’importo da assegnare agli "Accantonamenti" da 9,6 a 6,6 miliardi di franchi (che equivarrebbe a un aumento del 7% anziché del 10%) lasciando così nelle tasche di Confederazione e Cantoni 3 miliardi di franchi.
Per la Bns questa soluzione di compromesso non causerebbe particolari problemi (un accantonamento di 6,6 miliardi anziché 9,6 miliardi porterebbe il valore totale degli "Accantonamenti" a 102 miliardi anziché 105 miliardi), mentre per il Canton Ticino un’entrata di circa 70 milioni franchi rispetto ai circa 140 preventivati, e che non arriveranno mai, inciderebbe parecchio sulle politiche pubbliche in favore delle cittadine e dei cittadini del nostro Cantone in un periodo economicamente delicato.
Se la Bns, di diritto, può permettersi una riserva di 9,6 miliardi di franchi quando dispone già di 100 miliardi, senza distribuire niente ai vari enti pubblici che usano questi soldi per lo sviluppo economico e sociale del Paese, secondo me, viene meno il significato di interesse generale del Paese.