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Cancellazione di cultura

(Ti-Press)
29 ottobre 2022
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Recentemente, nell’ambito delle Letture di Eranos, dirette da Fabio Merlini al Monte Verità di Ascona, il filosofo italiano Paolo Flores d’Arcais ha proposto al pubblico una riflessione sulla "Cultura della cancellazione". A mio parere il titolo dell’evento sarebbe più consono al tema trattato se rovesciamo il soggetto e definiamo il fenomeno come "Cancellazione di cultura".

Nella locandina che presenta la conferenza, in caratteri cubitali, si afferma che "senza passato non c’è futuro" e richiama il "carattere reazionario del politicamente corretto". Dopo la morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020 durante l’arresto da parte della polizia di Minneapolis, si sono registrati (particolarmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito) numerosi episodi d’iconoclastia volti a rimuovere statue o monumenti considerati simboli di un passato razzista e schiavista. In controtendenza, il 7 luglio 2020 circa 150 intellettuali (tra cui Noam Chomsky, J.K. Rowling, Salman Rushdie, Margaret Atwood e Francis Fukuyama) hanno pubblicato su Harper’s Magazine una lettera aperta per lanciare un avvertimento sui pericoli di "una nuova serie di standard morali e schieramenti politici che tendono a indebolire il dibattito aperto in favore di un insorgente conformismo ideologico".

Nel corso del Novecento, il concetto d’ideologia ha progressivamente assunto un significato neutrale, finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui. La neutralità è stata bruscamente interrotta dando al termine un senso più specifico e ristretto, che viene utilizzato per indicare dottrine e movimenti politici del comunismo, del nazismo e del fascismo, accomunati da alcune caratteristiche negative. Da rilevare l’accostamento arbitrario e acritico del comunismo al nazismo e al fascismo, sostenuto dai nostalgici del colonialismo anglosassone e in seguito dagli Stati Uniti, eredi legittimi dell’impero coloniale inglese, crollato nel Ventesimo secolo. Intanto sembra inarrestabile una "modernità" costitutivamente imperialistica, il cui fondamento centrale è il mercato. Il mercato non ha frontiere: è un’istituzione a vocazione planetaria, che tende a sottoporre agli imperativi impersonali della logica del regime democratico tutto ciò che trova sul suo cammino: interessi, valori, credenze, istituzioni, tradizioni, pratiche consolidate.

Il potere del mercato, dopo aver impallidito e annientato i dogmi e i valori culturali delle religioni procede come una smisurata valanga culturale che cresce su se stessa. Il capitalismo è penetrato e ha prodotto mutamenti che non hanno risparmiato nulla e nessuno. A motivo della sua creatività distruttiva e del suo irrefrenabile dinamismo autopropulsivo, tutti i popoli della Terra sono stati forzosamente inglobati in un unico destino storico. Il risultato è stato che la cosiddetta "civiltà occidentale", assoggettata all’imperialismo degli Stati Uniti, ha preso ad assediare le culture ‘altre’ e le ha poste di fronte a una sfida il cui contenuto essenziale è così riassumibile: trovare una risposta spontanea di sottomissione all’imperialismo occidentale, come è stato il caso del nostro Paese, oppure essere degradata marginalmente al rango di paria del ‘centro’ capitalistico. Si è così configurato l’Assolutismo dogmatico capitalista, implementato come una nuova religione con a capo i presidenti degli Stati Uniti, nuovi pontefici che sentenziano sul bene e il male indicando gli Stati depositari del male assoluto da scomunicare, da odiare e da sopprimere.

La Cia è l’attuale inquisizione dell’impero che sdogana i fascismi insorgenti, meno pericolosi per le oligarchie del denaro e indica quale obiettivo dell’odio le sinistre di qualsiasi genere e specie. Soppresso il comunismo in Europa l’obiettivo politico più attuale è la cancellazione di ogni ricordo e ogni traccia della triade indissolubile illuminista e liberale che comprende la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Sappiamo che l’indipendenza del parlamento svizzero è seriamente compromessa dai lobbisti che circolano indisturbati nei corridoi di Palazzo federale per assoldare, pagare e corrompere i deputati.

È indiscusso che la triade illuminista discenda direttamente dai millenari valori biblici e dalle secolari regole evangeliche assunte dalle religioni. Assistiamo oggi al tramonto dei principi essenziali che supportarono per millenni il cattolicesimo, l’umanesimo del XV e le conseguenti idee illuministe del XVII secolo. È questa la "cancellazione di cultura" politica, la soppressione del senso originario dello Stato liberale e dei principi evangelici delle religioni.