Mercoledì scorso, il governo ha risposto ad alcune interpellanze. Tra queste, la nostra che ricordava la violenza in atto contro le donne in Iran (e contro i tutti i cittadini che protestano), da parte di un potere violento, patriarcale e reazionario. L’interpellanza si concludeva con queste tre precise domande rivolte al Governo:
1. Non ritiene di dover prendere posizione e intervenire presso il nostro Governo federale affinché il ministro degli Esteri faccia pressione sul Governo iraniano, "nel nome della collaborazione dei nostri Paesi" affinché cessino la brutalità e gli attacchi ai contestatori del regime?
2. Non ritiene di dover intervenire presso il nostro Governo affinché conceda subito ai richiedenti asilo iraniani, il permesso di restare in Svizzera poiché, è evidente, se fossero rispediti in Iran subirebbero conseguenze devastanti per la loro vita?
3. Non ritiene di dover intervenire presso il nostro Governo affinché sia immediatamente riavviata una rimessa in discussione dei rapporti tra la Svizzera e un regime che calpesta quotidianamente i più elementari diritti democratici e, in particolare, quelli delle donne e la loro dignità?"
Il presidente del governo, Claudio Zali, con la sua solita aria strafottente, ha pensato bene di rispondere a queste articolate e motivate domande con queste cinque parole: "Alle tre domande rispondo: no". Punto! Non una parola, un pensiero fondato (forse, ci rendiamo conto, è chiedere troppo a questo punto), a sostegno di questa risposta negativa, mostrando, perlomeno, un minimo di empatia con quanto subiscono le donne in Iran e in altri Paesi, magari facendo valere il fatto che, comunque, per il governo cantonale non sia possibile intervenire. Nulla di nulla.
Siamo abituate a questo atteggiamento assolutamente lesivo dei diritti dei deputati e delle deputate del Parlamento; una mancanza di rispetto che in realtà non riguarda tanto noi ma, soprattutto, le cittadine e i cittadini di questo cantone che il Parlamento rappresenta o dovrebbe rappresentare.
Deputati e deputate (tranne qualche eccezione che ci ha manifestato stupore e solidarietà) sono rimasti zitti di fronte a questo atto indecente e politicamente significativo. In particolare pensando al fatto che, il giorno precedente, proprio di abusi e violenze su donne (giovani) si era discusso nell’ambito delle interpellanze sull’ex-direttore delle scuole medie di Lugano. Lo stesso silenzio hanno osservato i media presenti.
Zali ha parlato a nome del governo, un governo ("solido e coeso" lo ha definito pochi giorni fa lo stesso presidente) che già in passato ha mostrato scarso interesse per il tema delle violenze sulle donne. Ora appare chiaro quali siano le radici di un simile atteggiamento d’indifferenza. E si comprende bene perché questo governo di uomini non voglia fare alcun passo avanti significativo sul tema della lotta contro la violenza di genere: l’arroganza del presidente la dice lunga su quale "ambientino" debba esserci in governo quando si parla di queste cose.
L’atteggiamento di Claudio Zali (che, immaginiamo, lui – e altri – abbia trovato spiritoso) disonora tutto il governo, mostra scarsa empatia non solo con le donne iraniane, ma con tutte le donne del mondo che si battono per i loro diritti più elementari.
Un episodio di cui Zali e i suoi amici di merenda dovrebbero vergognarsi!