I dibattiti

Genere o contenuti?

(Ti-Press)
20 ottobre 2022
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In merito all’interessante e appropriato scritto dell’autrice Laura Di Corcia, in data 4 ottobre su questo giornale, desidero esprimere qualche considerazione. Partendo dalla domanda posta dal titolo dello scritto "Una donna eletta, un passo avanti?", interrogativo che mi sono posta (e non solo io) ogni volta dopo l’elezione di una donna a una carica importante e dopo averla sostenuta in quanto donna. Dico ogni volta perché persino quelle donne vicine alla causa della parità non davano garanzia di continuare a esserlo nell’assolvimento del loro mandato, sia per "contaminazione" partitica, sia per convenienza elettorale.

E non nascondo di continuare ad arrabbiarmi quando vedo a celebrazioni varie o a discussioni pubbliche che vertono sulla difesa della condizione femminile, donne invitate delle quali conosco l’attitudine tutt’altro che femminista, intendendo per femminismo la difesa dei diritti delle donne. Eppure subito dopo aver pensato così sorgono altre domande. Quale parità conferisco alle donne elette se pretendo d’impedir loro pensieri e atteggiamenti propri? Anche se la finalità è quella dei pari diritti posso chiedere loro coerenza indiscriminata e amore per ciò che è giusto? Valori che non tutti hanno o "sentono". Se lo chiedo alle donne politiche e non lo chiedo agli uomini politici, non faccio discriminazione? Certo ci sono esempi macroscopici, inequivocabili di donne che misconoscono i diritti, non solo delle donne ma di altre categorie di esseri umani. Credo però che questo sia un altro discorso e che riguardi sia gli uomini che le donne.

Ritornando al discorso iniziale sono comunque giunta a una risposta anche se sono ben lontana dal sapere se è la risposta giusta. Una risposta "tecnica" anche se non mi piace ma che può aiutarci anche nella risposta di senso che è quella che ci interessa. Dobbiamo credo – e questo come condizione transitoria – accettare di anteporre la categoria quantità a quella di qualità. Mi spiego: solo se avremo donne in uguale quantità degli uomini in politica, sia nelle candidature che nelle elezioni, avremo una condizione di parità con gli uomini e potremo poi scegliere in base alle qualità. Quindi la quantità diventa uno strumento tanto quanto le, ingiustamente demonizzate, quote femminili – non dico certo "rosa", autentico stereotipo, definizione tendente a ridicolizzarle, presente solo nelle aree italofone – che servono anch’esse unicamente da "passaggio" e vengono tralasciate appena raggiunto lo scopo di una presenza equa. Ciò fatto, entreremmo nella categoria qualità e a quel punto non solo potremmo scegliere secondo i nostri valori ma anche cadrebbero discussioni e contrapposizioni. Di questo tipo s’intende. Un’occhiata alle presenze politiche femminili nei Comuni (e non solo) mi fa però dire che siamo ancora... molto lontani dall’obiettivo di genere e per conseguenza anche di contenuto.