Il 6 ottobre 1998 il Presidente della Confederazione Flavio Cotti, ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte, invitava gli scrittori e le scrittrici a essere più attivi e incisivi nella critica sociale al potere politico. Nel 1999 l’editore Nagel & Kimke di Zurigo pubblicava, per la Società letteraria svizzera, un volume di saggi di critica di fine millennio dal titolo: "Lo stile è una questione della morale" (Isbn 3-312-00259-1). Vi sono contributi di una ventina di narratori, uomini e donne, che propongono una risposta sul ruolo della letteratura nella critica alla società nel tempo del relativismo post moderno e dell’assolutismo capitalista.
Oggi, trascorsi più di due decenni dalla presidenza di Cotti, abbiamo un altro presidente svizzero italiano o italiano svizzero a dipendenza dell’importanza che si vuol dare all’aggettivo e al nome. Per togliere un poco l’aroma provinciale ai problemi di comprensione degli avvenimenti dell’attualità provo a riflettere sulle Vite parallele di ventitré copie di protagonisti in cui il filosofo greco Plutarco, all’inizio della nostra era, accosta la biografia di un personaggio suo conterraneo a quella di un romano.
Le due personalità che propongo all’esame dei lettori sono Volodymyr Zelens’kyj, proclamato eroe nazionale ucraino già dopo tre giorni di combattimento del suo popolo contro i russi e Ignazio Cassis, attuale presidente della Confederazione. A caratterizzare Zelens’kyj è la sua professione di attore che per recitare ha bisogno di una sceneggiatura. Gli è scritta e imposta da Biden e dai suoi servizi e lui la interpreta in modo puntiglioso ai fini di non compromettere l’invio di armi da parte degli Usa che, invece di mitigarlo, aumenta il massacro del suo popolo in una guerra civile nella quale non si vuole riconoscere, come prioritario, il diritto di autodeterminazione del popolo d’origine russa. Ciò che da noi ha fatto Dick Marty per la pacificazione del Giura dando la possibilità all’etnia romanda d’aggregarsi a un Cantone di un popolo uguale è stato ostacolato dalla potenza imperiale americana che ai fini di abbattere una potenza concorrente conduce per procura la guerra in Ucraina.
Ignazio Cassis, considerato qui come una vita parallela a quella di Zelens’kyj, è un "secondo" d’origine sarda. Con un gesto plateale ha restituito il passaporto della sua gente ignorando quanto la Sardegna sia culturalmente importante. La scrittrice Grazia Deledda nel 1926 fu in assoluto la prima donna a ricevere il Premio Nobel per la letteratura. In gioventù ho letto e riletto con particolare fervore il suo romanzo "Canne al vento" e ancor oggi mi rammarico di non averlo io quel passaporto e di non essere nato su quell’isola. Ignazio Cassis si distinse (si fa per dire) anche nell’affare di Krähenbühl e dell’Unrwa. I fatti hanno dei retroscena, come mi scrisse un amico, a dir poco "osceni". Con le sue affermazioni, il nostro ministro degli esteri, oltre che togliere ogni protezione e affamare i residenti di Gaza, ha tentato di riorientare la diplomazia svizzera, avvicinandola alle visioni israeliane e statunitensi. Questi due Stati diffondono l’opinione che il problema nella zona medio orientale sono i palestinesi e non il sionismo colonizzatore che viola reiteratamente ogni convenzione internazionale. Proprio in questi giorni si profila all’orizzonte un altro "capolavoro" del nostro Presidente della Confederazione: la "Conferenza", prevista a luglio a Lugano, sulla riforma ucraina per assumere un ruolo di primo piano nella ricostruzione dell’ex repubblica sovietica. In questo modo tuttavia, la piccola Svizzera neutrale entra in competizione con l’Ue, che rivendica per sé, come le proporzioni d’importanza delle istituzioni suggeriscono, questo ruolo di leadership. Per mettere in ombra la Conferenza della pace del 1925 di Locarno, com’è intenzione ambiziosa del nostro presidente della Confederazione e di alcuni politici di Lugano, personalmente ritengo che sono necessari un altro stile politico sostenuto da un pizzico in più di morale.