Il 15 maggio decideremo se contribuire al rafforzamento di Frontex o meno. Ma precisamente di cosa si tratta?
Frontex è l’agenzia di guardia frontiera e costiera dell’Unione europea. Si concentra essenzialmente su due aspetti: criminalità transfrontaliera e gestione dei flussi migratori. Fin qui potrebbe sembrare giusto sostenere il rafforzamento di questa agenzia. Dunque, perché votare no?
In un mondo in cui anche la guerra ha delle regole, la prerogativa minima per un’agenzia del genere è che vengano garantiti i diritti fondamentali. Migranti e richiedenti l’asilo che arrivano alle nostre frontiere non godono infatti di nessuna protezione. Vengono addirittura rimandati e rimandate nel loro paese di origine senza motivi validi. Questi cosiddetti push-back costituiscono inoltre una lesione dell’impegno di accoglienza delle persone in fuga (non-refoulment) sancito nella Convenzione di Ginevra.
L’agenzia collabora con numerose organizzazioni conosciute per non rispettare sistematicamente i diritti umani (si pensi per esempio alla Guardia costiera libica). Una volta rimandate e rimandati indietro – spesso con la forza – i migranti si ritrovano in condizioni di pericolo e precarietà, esposti a violenze e senza alcun tipo di tutela. Gli investimenti di Frontex riflettono le sue priorità: vengono investiti più soldi nei mezzi aerei di sorveglianza rispetto a imbarcazioni utili per il salvataggio in mare.
Questo, a mio modo di vedere, per evitare la responsabilità di dover salvare naufraghi nel Mediterraneo. L’agenzia è finita più volte nel mirino delle accuse di push-back e lesione dei diritti fondamentali.
Ritengo che finanziare un’agenzia simile con lo scopo di "proteggere" le frontiere europee da persone in fuga è una vergogna per la tradizione democratica e liberale dell’Unione europea. I contrari sostengono che non sostenere Frontex indebolirebbe lo spazio Schengen: se per creare un "noi" coeso abbiamo bisogno di allontanare e discriminare un "voi" bisognoso, forse il problema non risiede in quest’ultimo.