Per curafutura, negare che ci sia margine di manovra per intervenire sui costi della salute a causa della demografia equivarrebbe a una capitolazione
La scorsa settimana la newsletter che curafutura manda a cadenza biannuale ai granconsiglieri ticinesi con l’obiettivo di informare sulle novità di politica sanitaria è stata oggetto di un contributo del consigliere nazionale Bruno Storni (‘Premi Cassa Malati, la demografia conta’, laRegione del 21 aprile). Bruno Storni rimprovera a curafutura di "escludere le crescenti differenze della demografia" nella spiegazione dell’aumento dei costi e dunque dei premi, ciò che "non aiuta né nell’analisi, né nella ricerca di soluzioni".
Vorremmo fare alcune puntualizzazioni. Innanzitutto curafutura non ha mai affermato che la demografia non svolgesse un ruolo nella determinazione dei costi della salute in Ticino. La nostra tesi è piuttosto che, in generale, il fattore demografico non è né l’unico né il più importante fattore esplicativo. Quindi non può neanche essere all’origine di una deresponsabilizzazione della politica e di tutti gli attori del sistema sanitario ad agire dove è possibile farlo.
Che in economia sanitaria l’offerta influenzi la domanda è un principio di base. Lo stesso studio citato dal Consigliere nazionale afferma che i motivi che spiegano i costi della sanità in Ticino sono fondamentalmente due: l’alta densità di medici e la questione demografica. Se fosse solo la demografia a determinare i costi della salute, non osserveremmo che il secondo cantone con i costi della salute più alti (4’323 franchi rimborsati dall’assicurazione di base per assicurato), Ginevra, è anche il secondo cantone più giovane (proporzione di ultra 65enni attorno al 16%). Secondo lo studio citato, a livello svizzero solo il 22% dell’aumento dei costi della salute tra il 2012 e il 2019 sarebbe da ricondurre alla demografia, il 78% ad altri fattori.
Negare che ci sia margine di manovra per intervenire sui costi della salute e ricollegare interamente l’aumento degli stessi alla questione demografica equivale per noi a una capitolazione di fronte alle sfide del nostro sistema sanitario. Come curafutura non vogliamo capitolare – e speriamo non lo faccia neanche la politica. Piuttosto vogliamo continuare a spingere le riforme che ci permetteranno di frenare l’aumento dei costi, continuando al tempo stesso a garantire un’alta qualità delle cure. A livello federale sarà centrale sostituire il tariffario medico – fonte di sovrafatturazioni in molti settori – con il nuovo Tardoc. Ci aspettiamo una decisione del Consiglio federale in questo senso nei prossimi mesi. Ci auguriamo anche che il parlamento approvi al più presto la riforma del finanziamento unitario delle cure ambulatoriali e stazionarie (Efas) – una riforma centrale per frenare l’aumento dei premi che nasce da un atto parlamentare del 2009. Inoltre, ogni cantone ha a propria disposizione gli strumenti della pianificazione ospedaliera, che permette sia di ottimizzare i costi, sia di migliorare la qualità delle cure, e il pilotaggio dell’offerta medico-ambulatoriale. Infine, sarà importante che i singoli assicuratori continuino a proporre nuovi modelli assicurativi innovativi incentrati sulle cure integrate, che permettono di aumentare la qualità delle cure e di proporre premi più bassi. Fondamentali per coordinare meglio le cure di persone anziane e/o polimorbide, sono dunque particolarmente positivi per i cantoni con una popolazione più anziana, come è il caso del Cantone Ticino.
Se vogliamo frenare i costi della salute in Ticino, tutti gli attori del sistema sanitario devono lavorare insieme con l’obiettivo di concretizzare delle riforme. La politica è chiamata a prevedere riforme incisive che contengano l’aumento dei costi. Margine di manovra c’è, e molto. Limitarsi alla questione demografica – dove il margine di manovra è praticamente nullo – è per noi capitolare di fronte alle possibilità di cui dispone la politica per agire. Riformiamo, non capitoliamo.