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Livelli: tra disfattismo e mancato senso politico

A distanza di qualche settimana dal voto sulla proposta di sperimentazione dei livelli, sono ancora alcuni i nodi da sciogliere di questa storica occasione persa. Di quali nodi si sta parlando? La risposta è semplice: quelli delle posizioni di alcuni docenti. Perché sì, ad aver toppato nella loro presa di posizione sono stati i docenti. Non tutti, sia chiaro. Ma se bisogna effettivamente chiarire di chi si stia parlando, si può rapidamente comprendere che la parte in causa sono i docenti organizzati nel Movimento della Scuola (MdS). Ovvero, quell’associazione magistrale che in altre sue posizioni, molte peraltro condivise anche dal Sisa, si è mostrata all’avanguardia nella critica del funzionamento dell’istituzione scolastica.

Mi duole dirlo, ma in questa occasione l’MdS è stato accecato da una fin troppo aprioristica volontà di andare contro i vertici del Decs. Critica sterile che ha nutrito un’opposizione sterile, tale da aver fatto un favore a coloro che la scuola la vogliono privata, selezionatrice e integrata all’economia privata. La questione del mancato consenso democratico tra i docenti è una farsa. Se è vero che la maggioranza per l’implementazione del superamento non c’era tra i docenti, la maggioranza suggeriva la sperimentazione come strada opportuna: "Implementare era troppo prematuro". Proprio a questo proposito, alcuni docenti che ho personalmente sentito mi hanno dato l’impressione di vivere chiusi in una bolla: "È presto per implementare perché la scuola media non è pronta"; va bene, ma cosa vogliamo fare? Formare docenti, revisionare piani di studio per un modello senza livelli, per poi arrivare in parlamento, vedersi bocciato il progetto e negate le risorse? Le criticità c’erano, come peraltro sottolineato dal Sisa, ma da qui ad affossare "tout court" questa volontà politica, c’è una grossa differenza.

Questo è il punto. Qua si è affossata la volontà politica di superare i livelli, non il progetto del Decs. Il dato non è tecnico. Il dato è politico. Con questo atteggiamento che definiamo disfattista, si è fatto un favore alla destra neoliberale. Ma davvero si crede che gli attuali equilibri politici in parlamento permettessero un’implementazione sull’intero biennio? Davvero si crede che in queste istituzioni dominate dal pensiero neoliberale e post-democratico si potessero fare ampi dibattiti tecnici e pedagogico-didattici sui modelli alternativi di scuola? L’argomentazione, secondo cui la proposta era monca perché poco precisa e non risolutiva dell’intero biennio del ciclo di orientamento (e qua siamo d’accordo Tutti), è stata infatti ampiamente usata dalla destra parlamentare. Non per il bene degli allievi e della scuola, ma per un calcolo politico ed elettorale. Questi sono i fatti.

Cosa dire? Forse è il caso d’iniziare a leggere le contraddizioni che questa realtà sociale ci restituisce e non chiudersi in un massimalismo fine a sé stesso. Perché se davvero si crede che sia possibile ottenere tutto e subito, senza costruire alcun rapporto di forza significativo, qua si perde tutto. Questa votazione in Gran Consiglio l’ha dimostrato e ora parte della legittimità politica per questo passo è persa. Ora i liberali hanno iniziato a svelare le spaventose carte per una scuola maggiormente differenziata e di classe. Complimenti per l’assist! È vero che non tutto è perduto, si può provare ad agire su un altro piano, ma ci si dovrà anche difendere dall’offensiva liberale. Il Movimento della Scuola abbia lo stesso senso critico per attaccare la proposta (neo-)liberale: come minimo con una tenacia critica e argomentativa almeno di pari forza a quella manifestata contro il Decs. Come minimo.