Il progetto PoLuMe non è la soluzione. Esiste una alternativa che potrebbe migliorare la situazione attuale
Mi vorrei soffermare sul progetto PoLuMe di cui si è occupata anche la trasmissione ‘Falò’ del 13 gennaio scorso. Attualmente sulla tratta del Basso Ceresio (circa 4,5 chilometri) passano giornalmente 250 treni, 75’000 vetture sulla A2, 8’000 vetture sulla strada cantonale. Questo traffico causa le note colonne al mattino e alla sera nelle ore di punta. Ustra propone una soluzione classica che è quella di allargare le strade con una nuova corsia (detta dinamica). Mancando parzialmente la corsia d’emergenza (gli esempi citati Losanna-Ginevra hanno già la corsia d’emergenza e sono pianeggianti senza manufatti, quindi non paragonabili), bisogna allargare gallerie, crearne delle nuove (le forti difficoltà geologiche non vengono menzionate), creati nuovi svincoli e viadotti ecc. Il tutto in uno spazio delicato in un territorio già fortemente sollecitato dai vettori stradali e ferroviari.
Il costo dell’opera è già lievitato a circa 2 miliardi (a titolo di paragone il futuro collegamento sotto il mare Helsinki-Tallinn di 102 chilometri costerebbe circa 20 miliardi). Il peggio è però la durata del cantiere, che sarebbe di 12 anni (secondo Ustra). Nella trasmissione si è parlato solo marginalmente della continuazione di AlpTransit, si sono omesse completamente le problematiche ambientali (inquinamento fonico, polveri fini, CO2, NOx ecc.) che attanagliano il Basso Ceresio.
Come giustamente detto dal rappresentante degli oppositori al progetto, questa soluzione non risolve nulla, probabilmente peggiora la situazione spostando il traffico a nord e a sud. Nessuno ha avuto il coraggio di dire chi causa questi disagi… sono evidentemente parte dei 75’000 frontalieri che entrano/escono in Ticino per contribuire alla nostra ricchezza. La metà dei frontalieri lavorano nel terziario (banche, assicurazioni ecc.) e si spostano principalmente con la propria vettura: media di 1,05 persone per auto (19 auto con una persona, 1 auto con 2 persone!!).
Chiaramente si capisce qual è l’alternativa a questo progetto megalomane… non ridurre necessariamente i frontalieri o introdurre degli obblighi (trasporto pubblico, più persone per auto o altro, ci sono decine di soluzioni praticabili), bensì scaglionando le persone che lavorano nel terziario tra le 7 e le 9 del mattino, rispettivamente 17-20 di sera. È una soluzione fattibile che mantiene l’attuale statu quo, che verrebbe migliorato con asfalti fonoassorbenti, ripari fonici, la circonvallazione della cantonale a Bissone, piste ciclabili, metro ferroviario tipo S-Bahn ecc. Lo scaglionamento dei frontalieri potrebbe almeno essere tentato prima di distruggere una zona di tanto pregio, dei costi insostenibili e un cantiere di dimensioni tali da rendere invivibile la zona.
L’onorevole Sommaruga ha detto che i grandi progetti verranno portati avanti solo se c’è consenso. Le 6’306 firme contro il PoLuMe dimostrano che il consenso non c’è. La trasmissione conclude dicendo che non c’è alcun diritto di referendum. Potranno fare opposizione solo i diretti interessati, e ciò sommato al totale disinteresse della politica (solo alcuni Comuni hanno dato un preavviso sfavorevole) non è certo un bel segnale di democrazia.