laR+ sguardo a nord

La pulizia sporca

(Ti-Press)
19 gennaio 2022
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Un’inchiesta svolta da una giornalista di Blick Tv nel mondo delle donne delle pulizie ha portato alla luce una realtà cruda e molto spesso umiliante. Fingendo di lavorare nel settore, Selina Berger si è registrata su una piattaforma online specializzata ed è entrata in contatto con potenziali datori di lavoro. Ciò che ha vissuto in prima persona conferma i dati delle statistiche, secondo i quali a lavorare in nero sarebbe ben l’80% delle donne delle pulizie attive nel nostro paese. Fra le varie persone contattate solo una si è infatti dimostrata disposta a firmare un contratto regolare. Tutti gli altri le hanno proposto, in modo più o meno velato, di lavorare illegalmente. Alcuni perché non volevano prendersi la briga di seguire la trafila burocratica (che, come Selina mostra in un video, in realtà è più semplice di quel che sembri), altri per risparmiare e altri ancora per entrambi i motivi.

Durante l’inchiesta la giornalista di Blick Tv non solo ha vissuto in prima persona ciò che significa vivere un’esistenza precaria, ma si è anche confrontata con situazioni umilianti e assurde: per esempio la pulizia di un appartamento disgustoso con vestiti disseminati per terra e un wc che sembrava essere stato usato da un cieco con cattiva mira, oppure un incontro con un uomo che non cercava una donna delle pulizie, bensì una fidanzata.

Condizioni lavorative di questo tipo vengono confermate anche dalle fondatrici di Autonomía, una nuova piattaforma autogestita che sarà online da febbraio. Al contrario di altri siti, che mettono in contatto le lavoratrici (quasi sempre donne) con i datori di lavoro senza assicurarsi che la paga e le assicurazioni sociali siano a norma di legge, Autonomía chiederà quaranta franchi all’ora ai clienti permettendo alle lavoratrici iscritte di scegliere se lavorare come indipendenti a 30 franchi all’ora oppure come dipendenti a 28 franchi all’ora con contratto, orario di lavoro, prestazioni sociali e ferie pagate. Nonostante i prezzi di questa nuova piattaforma siano più alti rispetto ad altre offerte sul mercato (per legge il minimo salariale è di 19 franchi e 20), la novità sta già riscuotendo un certo interesse. Si tratta di un trend positivo: una società che riconosce il valore di un servizio di pulizia, e lo retribuisce in modo equo, è senz’altro una società migliore. Altrimenti si rischia di scadere in barbarie come quella avvenuta a Gstaad, paese che è stato teatro di una vera e propria tratta di schiave. Un terzetto di origine serba, in questi giorni sotto processo, avrebbe adescato compatriote promettendo loro un buon lavoro, per poi segregarle e sfruttarle come donne delle pulizie e baby-sitter; un business, questo, avviato nel 2013 e smascherato solo tre anni fa.

Qualcosa si sta muovendo nelle acque torbide del mondo delle pulizie. Certo, si potrebbe fare di più: in una società davvero giusta pulire la sporcizia di altri non dovrebbe essere un mestiere, ognuno dovrebbe pulirsi la propria. Ma qui entriamo nell’utopia…