“Gentili colleghe, egregi colleghi, in questi giorni i Media stanno riportando a più riprese notizie in merito al nuovo Coronavirus (2019-nCoV) apparso nella regione di Wuhan, nella Cina centrale”. Eravamo a inizio 2020 e il medico cantonale introduceva in questo modo la convocazione dei colleghi al primo incontro di coordinamento del gruppo operativo, poi formalizzato dal Consiglio di Stato alla luce di quanto stava capitando in una regione del mondo assai remota ai più. Di lì a poco, ci saremmo trovati con il virus alle porte e l’ignoto davanti a noi. Mi stupisce come oggi certi termini (e i loro significati) siano entrati nel nostro vocabolario quotidiano, li leggiamo negli articoli, li sentiamo alla radio o in televisione. Due anni fa non sapevamo praticamente nulla di questo SARS-CoV-2; oggi discutiamo fra amici di Pcr, booster, varianti con i nomi dell’alfabeto greco (greco!), decorsi più o meno gravi, prelievi nasofaringei. Intendiamoci: ne avremmo fatto tutti volentieri a meno, ma il virus non ci ha lasciato scelta. Come autorità, abbiamo dovuto affrontare la pandemia, ma soprattutto comunicare ai nostri cittadini cosa stava succedendo, con il Ticino catapultato subito nel bel mezzo di un’onda. I media hanno avuto un ruolo decisivo nel momento più acuto della crisi, dove tutti quanti avevano sete di sapere. Ma anche in seguito, nei mesi e nelle ondate che si sono susseguiti, hanno continuato a giocare il ruolo essenziale e autorevole che gli compete. Riportare informazioni verificate e attendibili, nel mare di notizie più o meno veritiere che il mondo globalizzato produce quotidianamente. Tenere la barra dell’informazione diritta non significa misconoscere i dubbi, le perplessità, o rinunciare anche al sano dibattito o alla critica della politica nella gestione della pandemia.
Questa competente e affidabile vivacità mediatica nel nostro Cantone è un valore irrinunciabile e che va difeso. Ecco perché occorre sostenere il pacchetto di misure a favore dei media al voto il prossimo 13 febbraio, che permette di sostenere i media locali e regionali. Poter contare su testate regionali significa poter contare sulla lettura dei fatti che capitano nel nostro cantone, pur senza fare astrazione della dimensione nazionale o mondiale (come nel caso della pandemia) di un fenomeno. Questa capacità di lettura, garantita con mestiere dai giornalisti, permette a una comunità di conoscere, interrogarsi, riflettere, capire e poter costruire poi la propria opinione. La pluralità di voci garantisce il buon funzionamento della democrazia diretta, pilastro del nostro sistema e che anche sulla gestione della pandemia ha portato il popolo al voto più di una volta.
Conosciamo le difficoltà che il settore dei media vive dagli anni Novanta, con i cambiamenti strutturali (passati e in atto), le trasformazioni dei mezzi e delle abitudini della società, con la pubblicità a scegliere altri canali. C’è purtroppo chi ha già dovuto chiudere bottega. La coperta diventa sempre più corta e le condizioni di lavoro peggiorano, con conseguenze per i diretti interessati ma anche per i loro lettori o il loro pubblico, a cui è sempre più difficile garantire un prodotto di qualità. Abbiamo l’occasione, come cittadini, di affermare che abbiamo ancora bisogno di questi punti di riferimento. Accanto all’emittente pubblica, abbiamo bisogno di testate autorevoli, indipendenti ma legate al nostro territorio, alla nostra storia, alla nostra cultura. Capaci di dirci, giorno per giorno, come stiamo cambiando e chi stiamo diventando. Le nuove sovvenzioni previste con un sì il prossimo 13 febbraio permetteranno di garantirlo anche in futuro!