Gordola, una costruzione ex novo significherebbe ripartire da zero con pianificazione, progettazione e acquisizione dei terreni
Il 7 di marzo saremo chiamati alle urne per decidere sul futuro della scuola al Burio. Negli ultimi mesi abbiamo potuto leggere diversi articoli sui giornali e sui principali portali locali, articoli che non hanno certamente permesso all’opinione pubblica di farsi un’idea chiara della posta in gioco talmente discordanti e contrapposte sono le tesi sostenute.
Lega-Udc, i contrari al risanamento, propugnano l’edificazione di una scuola nuova senza una precisa indicazione del luogo: prima alla Monda, poi nel futuro comparto Santa Maria, ora in zona Campagne. Cosa implicherebbe questa soluzione? Ripartire da zero con la pianificazione, la progettazione, cambiamento di Piano regolatore, acquisizione dei terreni privati (zona Santa Maria), e naturalmente l’edificazione. Tutto questo con una tempistica minima di almeno 10 anni che andrebbe inevitabilmente ad allungarsi in caso di ricorsi.
In questo lasso di tempo bisognerebbe comunque intervenire drasticamente sulla struttura esistente presso il Burio spendendo diversi milioni per rappezzare e permettere il normale svolgimento delle attività didattiche. Milioni gettati dalla finestra visto che, secondo le idee dei referendisti, una volta edificata la nuova scuola, quella attuale verrebbe demolita ed il terreno messo in vendita, secondo loro, al prezzo di 1'500 franchi al m² (prezzo fantasioso rispetto a quello di mercato) omettendo di menzionare i costi sicuramente milionari relativi alla demolizione e allo smaltimento dell’attuale struttura.
Questo è il motivo principale per cui il risanamento delle scuole è la soluzione migliore. È evidente che bisognerà pianificare nei dettagli l’intervento per evitare il più possibile disagi e superamento dei costi, rimanendo nel preventivo di 16 milioni (al netto dei sussidi). I lavori più invasivi verranno svolti principalmente durante le vacanze scolastiche in modo da contenere al meglio i disagi agli utenti.
Come tanti miei coetanei, nati negli anni 70, conservo dei bei ricordi dell’asilo (allora si chiamava ancora così) e delle scuole elementari. Tante aule collegate fra di loro da scale con il pavimento in cotto che dava calore al cemento armato predominante della struttura e tante aperture che portavano una splendida luce all’interno. Tutte le aule avevano una vista aperta che spaziava dal lago al Piano di Magadino e quando mi annoiavo il mio sguardo si perdeva nel meraviglioso panorama circostante. Durante le ricreazioni ci ritrovavamo tutti nel cortile, sotto l’occhio vigile dei maestri, a giocare a pallone o a nascondino. Mi auguro perciò che questa struttura possa essere ammodernata in modo tale da poter ospitare bambini e docenti almeno per i prossimi 40 anni.