L’ultimo numero della Sonntag Zeitung reca sul frontespizio il numero 5000. Quello del totale dei morti da Covid - o in relazione al Covid - nel nostro Paese
L’ultimo numero della Sonntag Zeitung reca sul frontespizio il numero 5000. Quello del totale dei morti da Covid - o in relazione al Covid - nel nostro Paese. Non l’avremmo mai immaginato e il grido di dolore di coloro che hanno vissuto questo lutto che sale dalla pagina del giornale, non ci lascia indifferenti. Penetra nella profondità della nostra coscienza, ci interroga e ci lascia infinitamente tristi. Posso benissimo immaginare cosa prova la persona confrontata con la malattia nel nero delle notti d’ospedale percependo anche la sofferenza degli altri degenti e posso immedesimarmi nell’angoscia dei parenti tenuti fuori dal perimetro dell’ospedale. L’accompagnamento alla morte da parte della famiglia è sempre stato una parte della vita alle nostre latitudini; un modo anche per mettere “ordine” in profondità. La cerimonia funebre un rituale non solo di rispetto e d’amore ma anche di elaborazione del lutto per coloro che restano sulla terra. E proprio questo viene a mancare e lascia segni profondi in chi vive questi momenti. Alla luce di tutto cio’ assurdo appare l’altro grido. Quello di protesta che si eleva contro le misure di protezione, l’unica o quasi difesa che abbiamo in questo momento contro il virus.
Si usano parole quali dittatura, imposizione, sottomissione dimostrando di non conoscere il significato di un determinato concetto in relazione al loro contesto. Significato determinato – soprattutto in questo caso – dall’intenzione, che è semplicemente quella di evitare questo dolore. Ce lo dice tra l’altro quel numero 5000 nel quale sono stati scritti i nomi di tutte le persone decedute. Nomi che sono vite, affetti, storie, fatiche, lavoro, famiglie. Che chiedono la nostra pietas e non le nostre assurde rivendicazioni.