In tempo di crisi pandemica e climatica il pensiero ecologico, ovvero l’equilibrio tra ambiente, società e remunerazione del lavoro, è una delle cose più difficili da fare perché bisogna rompere le inerzie che ci portano e ci tengono fuori dall’equilibrio ecologico.
Bellinzona, un comune fino a ora effettivamente a “dimensione d’uomo”, vuole proiettarsi tra le grandi e per questo ha impugnato la vecchia ricetta espansionistica praticata anche dal Cantone negli ultimi 15 anni. Si vogliono attirare capitali, aziende, cittadini da fuori, cementificando nel contempo quasi tutti i terreni liberi ancora a disposizione. Come se non bastasse, questa ricetta politica mostra di non saper portare benessere per tutti, poiché in Ticino negli ultimi 15 anni gli esentasse, ovvero quelli che guadagnano di meno, sono passati dal 22% al 27% di tutti i contribuenti.
Dove è finita la ricchezza? Guarda caso nella fascia dei più benestanti. Come immaginiamo si ripartirà la ricchezza che si promette di attrarre attraverso il nuovo quartiere officine dei grandi player Ffs Immobilien AG, Greater Zurich Area e Swiss Innovation? Queste ricette sono dei “format” economici (con propria rete di contatti e imprese) che pilotano il denaro nei soliti circoli esclusivi. Bellinzona deve avere il coraggio di “rompere” con questi circoli altamente viziosi. Nei momenti di crisi, bisogna tornare ai fondamentali! Fare ricerca e innovazione non solo nelle scienze mediche, bensì soprattutto in quelle legate al primario e al secondario, agganciando il proprio tessuto economico fatto di Pmi (imprese agricole, edilizia, impiantistica, …) a quei settori di ricerca (scienze dei materiali e sistemiche, scienze ecologiche-agrarie) che permettano alla base di essere co-attori del proprio futuro e non esclusa.