Sono Sheila, mamma, networker professionista e sono una persona che di social ne fa un largo uso. In questo anno particolare ringrazio la tecnologia che ci ha permesso di rimanere tutti un po’ più vicini, anche se lontani. I nostri figli hanno potuto vedere i compagni, l‘istruzione proseguire, i nonni “incontrare” i nipoti e molte altre cose non hanno dovuto subire lo stop forzato. Ma quando finirà? I bambini andranno al parco giochi? I ragazzi si incontreranno ancora su quel muretto, che fortunatamente non ha né bocca né memoria? Gli anziani avranno voglia di fare due passi, incontrarsi e chiacchierare?
A Serravalle: la mattina fuori dall’ex Posta c‘era sempre un bel via vai di sorrisi, la scusa di andare all‘ufficio postale portava le persone a incontrarsi; oggi questo è soltanto un ricordo. Mi capita d'incontrare bambini dipendenti dai videogiochi o smartphone e di sentire racconti di persone preoccupate per la perdita di “voglia di fare” dei propri anziani. È davvero questo il futuro che ci aspetta? Ogni comune credo abbia la responsabilità e il dovere di occuparsi di questi temi.
Mentre scrivo, bar e ristoranti sono chiusi, per molti purtroppo era l’unico luogo in cui socializzare. Per un anziano o un bimbo, perdere le vecchie buone abitudini, è semplice e l‘idea che questa propensione al lockdown duri, mi spaventa. Dobbiamo trovare il modo di riportare la gente a socializzare: farla incontrare e chiacchierare, che sia su una panchina, al bar o altrove. I comuni dovranno mettere a disposizione luoghi d‘incontro, crearne di nuovi, promuovere e sostenere eventi, invitando tutti a parteciparvi, così che ci sia di nuovo uno scambio di parole e insegnamenti. Scambi generazionali e culturali sono una vera e propria ricchezza. Non lasciamoci derubare di questo tesoro.