Stiamo assistendo a una evoluzione rapidissima del disagio giovanile, un disagio che non nasce solo dal problema pandemico, sia ben chiaro.
In un rapporto di un centinaio di pagine del Consiglio Federale del 2009, non dell’altro ieri, si analizzano i motivi dell’aumento della violenza tra i ragazzi. Sia ben chiaro: stiamo parlando di una minoranza di ragazzi. Sta di fatto che un “problema” giovanile c’è. E non si tratta solo di violenza o di atti di inciviltà, si tratta di un malessere sempre più diffuso.
L’adolescenza è il periodo in cui si costruisce la propria personalità e questa costruzione richiede grande energia ma, allo stesso tempo, richiede che il mondo degli adulti fornisca dei supporti indispensabili affinché questo processo vada a buon fine. Il ruolo delle famiglie è innegabilmente essenziale: il bambino e, successivamente, l’adolescente tendono e riprodurre, evidentemente, modelli che vivono quotidianamente nella propria famiglia. È determinante come vengono risolti i conflitti all’interno della famiglia, quali sono i meccanismi d'interazione tra fratelli, quali valori vengono presi come modello. Da qui anche l’importanza che rivestono le figure di supporto esterno agli ambienti familiari. Educatori, insegnanti, allenatori, professionisti che sono a contatto con i nostri ragazzi sono figure essenziali per la crescita equilibrata e per l’arricchimento personale dei ragazzi che si trovano a interagire con più modelli di valori.
La politica deve iniziare a delle risposte molto chiare. Deve fornire ai giovani valori, ideali, modelli comportamentali e fornire mezzi concreti, di supporto sostanziale, alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti affinché questi ragazzi possano comunicare e crescere umanamente.