La grande Lugano è una creazione istituzionale relativamente recente e sebbene ci sia la chiara volontà di continuare a essere un bel posto da vivere, sicuro, propositivo e faro per un’intera regione, l’organizzazione interna è ancora giovane e deve perfezionarsi. Non è un segreto che tra i cittadini, soprattutto gli abitanti dei comuni aggregati, serpeggi un certo malcontento che non li aiuta a “sentirsi luganesi”.
Il comune è oggi molto di più del suo centro in riva al lago. I quartieri, cittadini o in collina, rendono Lugano bella e mai scontata; è ora di farli sentire parte del tutto, tanto più che l’accentramento progettuale, decisionale e amministrativo non potrà funzionare poiché non corrisponde al nostro DNA.
La Svizzera è da sempre gelosa e rispettosa delle autonomie locali. Non siamo un paese accentratore. Abbiamo imparato nei secoli a dialogare e a costruire insieme, federando persone ed enti, attorno al progetto comune. Che si chiami Svizzera, Ticino o Lugano, non fa differenza: le persone per sentirsi parte – alla grande Lugano – vogliono essere coinvolte e ascoltate.
Le Commissioni di quartiere, rappresentanti della popolazione locale e legame con il Municipio, suonano giustamente il campanello d’allarme contro l’accentramento degli ultimi anni: il funzionamento che era stato promesso è assai diverso da ciò che si è visto fino ad oggi.
Purtroppo, molti sono i progetti calati dall’alto senza il necessario coinvolgimento delle Commissioni di quartiere (asilo nido a Pregassona - spartitraffico a Cadro - autosilo a Biogno) e ognuno, con la propria dinamica e storia ha mostrato criticità nella collaborazione interna. Si tratta di disattenzione oppure non si è compreso fino in fondo il valore reale che questi organi locali hanno per la collettività?
Elette dalle assemblee di quartiere, le commissioni sono l’espressione primaria della nostra democrazia, oltre che la cartina tornasole di una società sana e forte, nella quale il cittadino, si sente a tal punto protagonista, da mettersi a disposizione gratuitamente – per amor del bene comune – a gestire il quartiere in cui abita.
Se Lugano cogliesse la vera opportunità di questa organizzazione e cioè il coinvolgimento attivo dei cittadini dei quartieri – facendoli discutere e votare sulle proposte dei progetti che riguardano i loro quartieri – creerebbe valore su due aspetti strategici: l’introduzione dei 16enni alla politica attiva e l’integrazione dei cittadini stranieri – e futuri svizzeri – nella vita della città.
È necessario che il Municipio dialoghi maggiormente con i cittadini, dando loro fiducia e sostenendo ogni quartiere nello sviluppo di idee e servizi alla popolazione, anche gestiti da associazioni o enti locali in un innovativo spirito di sussidiarietà; perché associazioni e imprese sociali nascono tutte dallo stesso humus: l’amore per il proprio territorio. Affinché ripensando a quando si decise di unirsi, non sia mai detto e nemmeno pensato: “Chi mai ce lo ha fatto fare”!