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Cosa vuol fare da grande Lugano?

Cosa vuoi fare da grande? Una domanda che pongo ai miei figli e che mi piacerebbe porre alla mia città. Temo che la risposta oggi sia la stessa: “Non so ancora…”

Tutti sappiamo cosa Lugano era ieri. I gloriosi anni della terza piazza finanziaria svizzera. Un’epoca irrimediabilmente conclusa. Oggi siamo permeati da quel torpore tipico di chi, per anni, si è visto fioccare addosso valangate di soldi senza dover muovere un dito. Ma quindi cosa vuole diventare Lugano domani? Manca una chiara visione politica per il futuro. Reinventarsi un domani è la sfida di oggi. E parte della sfida è risanare le ferite lasciate sul territorio e nella società, dall’epoca della grande ricchezza che, reinvestita, ha generato decenni di politica speculativa sul territorio. “La grande bruttezza” l’ha chiamata qualcuno.

Il centro, un vaso monopolizzato dalla finanza, si sta svuotando inesorabilmente. E cosa lo riempirà? Le famiglie? L’attuale politica dell’alloggio non lascia molto spazio a questa ipotesi… Le persone continuano ad essere cacciate da affitti impagabili verso le periferie. Gli ex comuni aggregati, anziché essere visti come risorse per le loro peculiarità fatte di nuclei storici, tradizioni, storia, natura, sentieri, foreste, sono chiamati anonimamente “quartieri” a sottolineare una volontà di assimilazione socio-culturale a una Lugano che non si accorge, così, di perdere un patrimonio inestimabile. Si fanno cose, certo, è innegabile. Ma sconnesse tra loro. Pezze per tappare buchi che sembrano essersi aperti all’improvviso. Si suonano note senza uno spartito, senza un direttore d’orchestra in grado di armonizzare una sinfonia. Eppure la Città uno spartito ce l’ha, un incredibile e raffinato strumento pianificatorio che traccia le linee guida trasversali tra pianificazione territoriale e sociale, tra economia e politica dell’alloggio, tra tempo libero e qualità di vita: si chiama Piano Direttore Comunale. Esso delinea chiari obiettivi su cosa potrebbe essere la città di domani. Una linea guida da utilizzare quale faro da seguire per ogni scelta pianificatoria e di investimento, perché la città di domani possa diventare un organismo coerente e funzionante. E dove si trova? Chiuso in qualche cassetto. Un esercizio interessante che andava fatto ma che risulta evidentemente scomodo per quei pochi che finora hanno fatto e vorrebbero continuare a fare della città, quindi del nostro spazio di vita collettivo, un generatore di grandi interessi privati. E allora in CC continuano ad arrivare proposte di piccole varianti ai piani regolatori degli anni 80, vetusti, scoordinati tra loro e spesso resi obsoleti dalla giurisprudenza, anziché proposte di revisioni radicali che li trasformerebbero in strumenti efficaci, coerenti con una società dalle sensibilità profondamente mutate negli anni.

Vorremmo che quel “Grande” di cui ama fregiarsi Lugano, non rappresenti solo la sua estensione territoriale ma soprattutto la sua ricchezza poliedrica.

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