Può una testata giornalistica manifestare antipatia nei confronti di un movimento politico che si candida alle prossime elezioni cantonali 2023 perché scrive di temi scomodi come la mala gestione di una crisi sanitaria o il pugno nel quale il nostro Stato è tenuto dalle organizzazioni sovranazionali non elette dal popolo ma che detengono il potere mondiale e dunque anche le sorti del popolo? Sembra proprio che sia così. La visibilità e l’equità di trattamento viene negata con pretesti come "il tono" o "i contenuti non idonei per un confronto sereno sulle idee". In questo modo il confronto viene a cadere e siamo a posto, possiamo continuare serenamente a essere in linea con la narrativa ufficiale, l’unica che può essere pubblicata, in barba alla libertà di espressione. Si usassero improperi o si denigrasse, calunniasse, minacciasse qualche personaggio pubblico. Nulla di tutto ciò, se non una piccola gomitata a quella serenità nella quale si vuole (man)tenere il popolo e gli elettori.
Certo, mettere la classica pulce nell’orecchio, o infondere un dubbio, risulta decisamente scomodo a quel Sistema capitanato dall’informazione di Stato, che ci vorrebbe tutti dormienti nella più profonda dissonanza cognitiva. Dormienti e soprattutto non pensanti, perché se fossimo in molti ad accorgerci del grande inganno nel quale viviamo da anni (almeno dall’invenzione del sistema finanziario), il castello di carta crollerebbe in un istante e quel Truman show che è la nostra realtà verrebbe svelato.
Cogito ergo sum, è una frase scritta da Cartesio, un filosofo che già nel 1600 si chiedeva: "E se tutta la realtà non fosse nient’altro che un’illusione creata da un genio maligno? E se nulla esistesse realmente? Ma noi esistiamo, lo prova il fatto che lo pensiamo. Penso, dunque sono". Il grande pensatore già allora aveva questo dubbio tanto attuale. Per vivere una vita degna di essere vissuta, per esistere, insomma, dobbiamo continuare a pensare con la nostra testa, liberamente, e porci molte domande sul perché e sul come del nostro esistere.
Per venire a tempi più recenti, pure Giorgio Gaber, del quale ricorre il 20esimo anniversario dalla scomparsa, lo cantava che "Il tutto è falso" e che il falso è tutto ciò che ci propinano i cosiddetti fact checkers, quegli impiegati della propaganda statale che trovano il modo più conveniente di insabbiare la verità e che hanno il compito di apportare delle vere e proprie censure. Ma ce ne vogliamo accorgere finalmente che molto di quel che viene scritto e detto nella narrativa ufficiale non corrisponde ai fatti e che questi vengono tenuti deliberatamente nascosti insieme ad ogni evidenza scientifica accreditata che li conferma? La verità a volte offende e fa pure male, ma vien sempre a galla. Anche noi dobbiamo riemergere, è ora.