In questo periodo di incertezza una cosa è certa: l'iniziativa 99% della Gioventù socialista vuole rompere il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato aumentando eccessivamente la tassazione sui redditi da capitale. Per quali motivi? Gli iniziativisti propongono argomenti molto appetibili: introdurre giustizia fiscale attraverso una accentuata redistribuzione dei redditi, abolire privilegi fiscali, portare più soldi nel portamonete di chi è in difficoltà e lottare contro il dumping fiscale. Una bella sfida, tanti obiettivi tutti racchiusi sotto il mantello della lotta di classe. Non è la prima volta che si cerca di mettere il bastone fra le ruote al nostro sistema fiscale svizzero con iniziative fin troppo ideologiche e che peccano di sano realismo.
Va inizialmente fatta una distinzione tra reddito da lavoro e da capitale. Al lavoro viene corrisposto un salario in funzione dell’attività lavorativa, mentre al reddito da capitale vengono corrisposti dividendi oppure interessi in ragione dell’investimento fatto, quindi in funzione del rischio che la persona incorre investendo in un’azienda. Queste due tipologie di reddito già oggi vengono tassate, ecco perché l’iniziativa non introdurrebbe una “fantomatica” giustizia fiscale; la giustizia fiscale già c’è. Mentre il reddito da lavoro viene tassato al 100%, quello da capitale viene dapprima tassato al 100% a livello di società. In effetti l’azienda paga imposte sull’utile generato e questo viene poi distribuito ai singoli sotto forma di dividendi. Questo reddito viene nuovamente tassato presso il singolo beneficiario del dividendo, a livello federale e ticinese in ragione del 70%. Questo sistema – volutamente messo in ombra dagli iniziativisti – si chiama attenuazione della doppia imposizione economica, che si attiva solo se la partecipazione detenuta in una società è almeno del 10%: ciò significa che al di sotto di questa soglia la tassazione avviene nella misura del 100%! Privilegi fiscali? Falso!
Con l’accettazione di questa iniziativa, questa percentuale del 70% salirebbe al 150%, comportando di conseguenza una scarsa attrattività fiscale per gli investimenti in Svizzera. Le persone non investirebbero più in Svizzera e sposterebbero il loro domicilio molto probabilmente all’estero. Viceversa chi abita all’estero non investirebbe più in Svizzera. Chi sceglierebbe di investire 100 per poi pagare un’imposta su 150? Nessuno. La redistribuzione dei redditi in Svizzera è un pilastro del nostro sistema fiscale, dove l’onere fiscale è calcolato sulla base di una progressività delle aliquote; in questo modo le persone vengono tassate secondo la propria capacità contributiva, come previsto dalla nostra Costituzione. Quest’iniziativa porterebbe quindi meno entrate nelle casse dello Stato, contrariamente a quanto affermano gli iniziativisti: vi sarebbe di conseguenza un trattamento fiscale diverso e quindi andremmo a togliere l’attrattività fiscale di cui la Svizzera ha bisogno, se vogliamo restare competitivi con il resto del mondo. Investire significa creare posti di lavoro e pagare salari. Vogliamo davvero tuffarci in un vicolo cieco? Non mi sembra il caso: ecco perché il prossimo 26 settembre voterò No all’iniziativa della Gioventù socialista, e lo dico facendo parte di quel 99%, convinto al 150% che quest’iniziativa debba essere respinta.