olocausto

Eichmann e la Soluzione finale, spuntano gli audio

In un documentario le registrazioni inedite del colonnello Ss durante un’intervista con un giornalista olandese: ‘Volevo tutti gli ebrei morti’

Adolf Eichmann durante il processo (Keystone)
23 maggio 2022
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Ciò che Adolf Eichmann non confessò nel processo a suo carico a Gerusalemme nel 1961, lo aveva rivelato anni prima a un giornalista olandese nazista in una lunga intervista. Quelle registrazioni - di cui si sapeva l’esistenza ma a lungo ritenute perse - sono rimaste sepolte per molto tempo in un archivio tedesco e non sono venute fuori durante il processo in Israele quando la pubblica accusa, Gideon Hausner, non poté produrle in tribunale. Ora invece è possibile ascoltare la viva voce dell’architetto della Soluzione Finale nel film-documentario ‘Le Confessioni del Diavolo: le ultime registrazioni di ‘Eichmann’ di Yariv Mozer che aprirà il Docaviv International Documentary Film Festival’ a Tel Aviv.

"Se avessimo messo a morte" tutti "i 10,3 milioni di ebrei, sarei contento e direi: ’Bene, abbiamo distrutto il nemico’", confessa Eichmann al giornalista Wilhelm Sassen durante una serie di incontri avvenuti nel 1957 in Argentina. "È una cosa difficile da dire e so che sarò giudicato per questo, ma questa è la verità", spiega compiaciuto aggiungendo numeri, informazioni sulla macchina da morte nazista, dichiarazioni antisemite e orgoglio da Terzo Reich. Del resto si sentiva al sicuro: era sgusciato con la fuga dalle maglie del Processo di Norimberga, era scappato in Argentina dove nessuno - pensava - l’avrebbe cercato e quel giornalista era stato un membro delle Waffen-SS, anche lui rifugiatosi nel paese sudamericano.


Le valigie dei deportati ebrei nel museo di Auschwitz (Keystone)

Settanta ore di parole

Delle lunghe conversazioni con Eichmann - svoltesi a casa Sassen a volte alla presenza di altri - il giornalista registrò 70 ore, ma solo 15 sono state reperite nell’archivio che dal 1990 è aperto solo agli studiosi con l’obbligo di ascolto sul posto. Mozer, per la prima volta, è riuscito invece ad ottenere il permesso di farne ascoltare pezzi al grande pubblico. ‘Life Magazine’ - come ricorda Haaretz - aveva parlato di parte di quelle registrazioni e Hausner ne aveva la trascrizione ma al processo a Gerusalemme Eichmann sostenne che nelle interviste a Sassen era stato frainteso e chiese di esibire gli originali in aula. Cosa che la pubblica accusa non poté fare anche se questo non salvò Eichmann, travolto dalla mole di altre prove e testimonianze contro di lui che lo portarono al patibolo in Israele. "Eichmann - ha spiegato Mozer ad Haaretz - ripeté varie volte durante il processo di non sapere dello sterminio degli ebrei, ma le registrazioni mostrano senza dubbio che ne è stato artefice".

Se Hausner avesse avuto quelle registrazioni - ha proseguito Mozer - avrebbe potuto smontare la linea della difesa che Eichmann secondo cui aveva obbedito solo a degli ordini. E "lo avrebbe fatto facilmente" perché - ha spiegato il regista - le registrazioni "provano che non era solo una espressione della ‘Banalità del male’ come affermò Hanna Arendt, ma un attivo partner di una ideologia alle fondamenta dello sterminio degli ebrei".