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Imponimento, chieste 71 condanne per 692 anni di reclusione

La sentenza per il processo con rito ordinario nato dall’operazione antimafia contro il clan Anello è prevista nel corso dell’estate

Un clan per molti anni radicato in alcuni cantoni svizzeri, Ticino compreso
(Ti-Press)
2 maggio 2024
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Settantuno richieste di condanna per complessivi 692 anni di reclusione. È la richiesta del pm della Dda, la Direzione distrettuale antimafia, di Catanzaro Antonio De Bernardo nel processo con rito ordinario, nato dall’operazione antimafia Imponimento contro il clan Anello di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia. Un clan, quello capeggiato a Rocco Anello, per molti anni radicato in alcuni cantoni svizzeri, Ticino compreso.

Il processo nei confronti dei 71 imputati che hanno scelto il rito ‘ordinario’ si sta celebrando dal 24 settembre 2021 davanti al Tribunale collegiale di Lamezia Terme (giudiziariamente competente per i bacini dei Comuni dell’Angiola, in cui forte è la presenza della ’ndrangheta vibonese). Le richieste di condanna sono arrivate al termine di una lunghissima requisitoria del pm della Dda che ha posto l’accento soprattutto sulla figura di Rocco Anello, 60enne capo dell’omonima cosca, sbarcato in Svizzera nel 2003, dove è riuscito a crearsi un impero grazie alla collaborazione di numerosi calabresi, finiti poi in carcere nell’estate 2020 in occasione dell’operazione Imponimento che aveva portato all’arresto di oltre 140 persone, una dozzina delle quali in Svizzera, fra cui due fratelli, uno residente a Grancia, l’altro in Canton Argovia. Entrambi i fratelli (quello residente a Grancia è stato arrestato il 15 giugno 2021, assieme a un altro calabrese residente oltre Gottardo) sono ancora in attesa di giudizio, dopo che la loro posizione, assieme a quella di un’altra dozzina di imputati, è stata stralciata.

Il 60enne residente in riva al Ceresio è accusato di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori: è considerato il principale riferimento della cosca Anello in Svizzera, nonché prestanome del capo clan, in relazione a un’iniziativa imprenditoriale che si sarebbe dovuta impiantare a Filadelfia. Come accaduto nel processo con rito abbreviato, già arrivato al giudizio di secondo grado, terminato con 65 condanne per complessivi 600 anni di carcere (20 dei quali inflitti a Rocco Anello), anche nella requisitoria dello scorso lunedì 29 aprile l’accusa ha riservato largo spazio agli interessi della cosca di Filadelfia in Svizzera: traffico di armi e droga (in quantità industriale), spaccio di moneta falsa (in particolare banconote da 50 euro), gestione di attività commerciali (ristoranti, bar e nightclub) e traffico di valuta (dalla Svizzera e alla Calabria).

Il pm De Bernardo ha ricordato che degli affari sporchi del clan Anello nella Confederazione elvetica si è iniziato a parlare nel 1998 in un’inchiesta in cui il capo clan risultava implicato in un traffico di armi dalla Svizzera alla Calabria. Nove delle richieste di condanna formulate lo scorso lunedì superano i 20 anni di carcere. Fra loro i fratelli Francescantonio ed Emanuele Stillitani, 70 e 68 anni, notissimi imprenditori di Pizzo Calabro, e Tommaso e Rocco Anello, 59 e 32 anni, fratello e nipote del capo della ’ndrina di Filadelfia. Quattro dei 71 imputati per i quali è stata chiesta la condanna sono calabresi, residenti nel Canton Argovia. Per loro sono state chieste condanne comprese fra i sei e i dieci anni. Un quinto calabrese, un 25enne, pure lui residente in Canton Argovia in udienza preliminare è già stato condannato a 11 anni. Nel processo di Lamezia Terme la parola ora passa ai legali delle parti civili e al nutrito collegio di difesa. La sentenza in estate.

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