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‘Imponimento’, condanna confermata per l’ex operaio di Grancia

La Corte d’Appello di Catanzaro conferma la pena di 10 anni e 8 mesi inflitta al 63enne per reati di associazione mafiosa

La cosca si occupava di riciclaggio, traffico di droga e di armi
(Ti-Press/Archivio)
3 ottobre 2024
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C’è anche il 63enne calabrese, ex operaio comunale residente a Grancia arrestato il 15 giugno 2021, fra gli imputati del processo ‘Imponimento’ che si sono visti confermare dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro le condanne inflitte in sede di udienza preliminare dal gup di Lamezia Terme. Il 63enne è stato condannato a 10 anni e 8 mesi in quanto ritenuto colpevole dei reati di associazione mafiosa e trasferimento di beni: per l’accusa era tra i soggetti di riferimento della cosca ’ndranghetista Anello attiva in diversi cantoni svizzeri, fra cui il Ticino, nonché prestanome del boss in un’iniziativa imprenditoriale che si sarebbe dovuta realizzare a Filadelfia. In Appello sono state confermate in totale 23 condanne inflitte dal gup di Lamezia Terme, oltre a 20 assoluzioni, tra cui quelle di esponenti di spessore della criminalità organizzata vibonese, quattro prescrizioni, e 18 rideterminazioni di pena.

Confermata la condanna di Anello, prosciolta la moglie

Tra gli imputati per i quali è stata confermata la condanna c’è Rocco Anello, 62enne boss di Filadelfia, radicato in Svizzera dove era sbarcato dal 2003, creando un impero grazie alla collaborazione di calabresi. Tra loro anche il 63enne residente a Grancia. Se in sede di udienza preliminare i sessantacinque imputati che avevano scelto il rito abbreviato erano stati condannati a oltre 600 anni di carcere, i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro pur confermando l’impianto accusatorio hanno inflitto complessivamente 358 anni di reclusione. Fra gli imputati assolti c’è la moglie di Rocco Anello, che in primo grado era stata condannata a 12 anni di reclusione. L’inchiesta, ricordiamo, aveva accertato che in diverse occasioni il 63enne ha incontrato il boss ’ndranghetista in riva al Ceresio. Nell’abitazione dell'ex operaio comunale la Polizia federale aveva rinvenuto un fucile Anschutz modello 1415-1416 calibro 22, una pistola Ruger con proiettili nel cilindro, proiettili per pistola e un silenziatore per fucile. Fra le attività illecite della cosca c’era anche il traffico di armi dalla Svizzera all’Italia, oltre al traffico di droga e al riciclaggio di soldi falsi.

Una sessantina di imputati ancora a processo

Nel frattempo continua il procedimento nei confronti di una sessantina di imputati che hanno scelto il processo con rito ordinario. A supportare il teorema accusatorio anche la testimonianza di Gennaro Pulice, il killer della ’ndrangheta, collaboratore di giustizia, personaggio molto conosciuto in Ticino, soprattutto a Lugano, dove era arrivato per riciclare diverse decine di milioni di euro. A Lugano Pulice aveva aperto diverse attività, fra cui una finanziaria.

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