Confine

A Como il tasso di inflazione più alto a livello nazionale

Gli alimentari sono cresciuti del 9,8% (+64,8% lo zucchero, +50% il riso e +42,3% l'olio di oliva). Non cessano i pendolari della spesa

Il capoluogo comasco è al 22esimo posto su 79 per l’aumento del costo della vita
(Ti-Press)
19 gennaio 2024
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Il carrello della spesa, quello che quando si parla di costo della vita è il più avvertito dalle fasce meno protette – in quanto svuota il borsellino (l'alternativa è stringere la cintura, cosa che un numero crescente fa, o mettersi in coda per un pasto alle mense dei poveri) – a Como evidenzia che nel 2023, rispetto all'anno precedente, ha registrato il tasso di inflazione più alto a livello nazionale. Gli alimentari sono cresciuti del 9,8% (+64,8% lo zucchero, +50% il riso e +42,3% l'olio di oliva).

Un’inflazione, quella degli alimentari, di poco sotto le due cifre, che inevitabilmente si riflette sul peso della borsa della spesa di famiglie. Nonostante ciò i bilanci dei centri commerciali della fascia di confine comasca, che nel corso degli anni sono cresciuti come funghi, non sono così negativi come si potrebbe pensare. Come si spiega questo fatto? Con la calata dei pendolari della spesa ticinesi, dato che il franco svizzero è salito alle stelle si trova conveniente fare la spesa nei supermercati comaschi, i cui bilanci sono legati al “turismo della spesa”, fenomeno molto avvertito e discusso in Canton Ticino.

Il dato riferito al carrello della spesa è contenuto nella classifica delle città più care d'Italia nel 2023, stilata dall'Unione nazionale consumatori, in termini di aumento del costo della vita. Como si colloca al 22º posto su 79. Lo studio che si basa sull'inflazione media dello scorso anno, resa nota in questi giorni dall'Istat, consente di quantificare quanto una famiglia ha pagato in più rispetto al 2022. Le famiglie comasche hanno dovuto affrontare un rincaro medio di 1’371 euro, con una inflazione media del +5,2%, sulla quale ha avuto un peso determinate il rincaro record degli alimentari.

In crescita anche i servizi ricettivi e gli alberghi (+6,3%). La crescita più bassa ha riguardato i servizi sanitari e le spese per la salute, che hanno subito un incremento del 6,3%. Per quanto concerne la classifica generale in testa alle città più care troviamo Milano, dove l'inflazione media è stata del 6,1%, che per una famiglia media ha significato una spesa aggiuntiva annua di 1’656 euro. Al secondo posto Varese con un incremento di spesa di 1’582 euro e una inflazione del 6%. Maglia nera (in questo caso però apprezzata) a Potenza con l'inflazione più bassa d'Italia (+3,7%) e con un incremento di spesa di ‘soli' 731 euro. Al penultimo posto Catanzaro e Reggio Emilia (+4,4% l'inflazione e +822 euro l'incremento di spesa).