Confine

Restituito oltre un milione di euro a un frontaliero

I soldi erano stati sequestrati a un 40enne comasco di rientro dal Ticino nel 2012, quasi dodici anni non sono bastati per celebrare il processo

Troppo lungo il periodo trascorso dal sequestro
9 novembre 2023
|

Nel febbraio 2012 alla dogana di Ronago era stato trovato in possesso di 1 milione e 46mila euro. La somma, in oltre cinquemila banconote da 200 euro, si trovava nel cruscotto dell’autovettura di un 40enne comasco, frontaliero in Canton Ticino, che allora non era stato in grado di giustificare la provenienza del tesoretto. Da qui l’accusa di essere un ‘corriere di valuta’ e quindi il sequestro dei soldi. Per il 40enne l’accusa di riciclaggio di soldi per conto di terzi (una banca o una finanziaria svizzera, per l’ipotesi accusatoria). A distanza di undici anni i soldi sono stati restituiti all’uomo. Lo ha deciso Massimo Mercaldo giudice dell’esecuzione di Como.

Il motivo? Il periodo trascorso dal sequestro del milione e rotti di euro. Quasi dodici anni non sono bastati per celebrare il processo, per cui è intervenuta la cesoia della prescrizione, che ha fatto cadere l’accusa. Un sequestro, quello del febbraio 2012, che rientrava in un’indagine ben più ampia su un traffico di valuta da e per la Svizzera per conto di clienti italiani di banche e fiduciarie del Canton Ticino. Il giudice comasco nel motivare la sua decisione ha richiamato le pronunce della Cassazione in base alla quale “nel caso di dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione non è consentito disporre la confisca diretta del profitto del reato”. Di conseguenza la confisca, scrive il giudice, può “essere disposta solo a condizione che vi sia stata una precedente pronuncia di condanna”.

Lo stesso magistrato ha respinto l’opposizione alla confisca di 1,4 milioni di euro provento della vendita all’asta di quasi 50 chili d’oro sequestrati, sempre dalla Guardia di finanza, a una coppia (marito e moglie) di presunti comaschi. I lingotti si trovavano nel doppiofondo dell’auto della coppia che arrivava dal Ticino. Il sequestro d’oro rientrava nella stessa indagine che aveva portato di oltre un milione di euro. Nel corso degli anni l’oro è stato venduto all’asta, portando a un ricavato di 1,4 milioni di euro, soldi che non sono stati dati alla coppia in quanto il giudice dell’esecuzione ha motivato la decisione basandosi sul fatto che la norma prevede “la confisca obbligatoria” e non facoltativa “per il reato di contrabbando”. Per loro non è finita. Ci sarà un ricorso in Corte di Cassazione.