Aumentano ancora le offerte di acquisto e prestiti a usura agli imprenditori in difficoltà. La ’ndrangheta sfrutta il momento per riciclare
Che la ’ndrangheta stesse sfruttando la crisi pandemica per aumentare la sua influenza sul Nord Italia era cosa già nota. Ora però, oltre alle cronache giudiziarie, lo confermano anche le statistiche più recenti. Uno studio della Confcommercio fotografa in particolare la situazione lombarda: da giugno 2020 sarebbero cresciute dal 9 al 19 per cento le segnalazioni di “chi ha ricevuto richieste anomale d’aiuto economico, di acquisto dell’attività a un valore inferiore a quello di mercato, di cessione di quote aziendali. Il fenomeno riguarda soprattutto ristoranti (20%) e ricettività (21%)”.
I clan 'ndranghetisti in questi tempi di pandemia si sono evoluti, anche perchè dispongono di quella liquidità – talvolta custodita in Ticino, come sospettano gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Milano – che a un'economia in difficoltà serve per sopravvivere. Le aziende in difficoltà, stremate da mesi di chiusure, sono infatti le prede perfette per le mafie, l’occasione migliore per dare fondo ai capitali illecitamente accumulati e per fagocitarle attraverso prestiti che poi si trasformano in un vero e proprio scippo delle attività stesse.
Ma non sono solo le imprese boccheggianti il settore sul quale la criminalità organizzata ha posato gli occhi in Lombardia: i fondi per l’emergenza Covid sono un altro boccone che interessa moltissimo. A proposito di fondi post-Covid, in Lombardia sono aumentati del 64% gli atti intimidatori verso gli amministratori pubblici. Numeri, indagini e recenti cronache di arresti: tutte spie di una Lombardia che attraversa un delicatissimo momento di esposizione alle mafie.