Le aziende in difficoltà, stremate da mesi di chiusure, sono prede perfette per le cosche. Anche il conflitto in Ucraina un mezzo per nuovi business
Non solo la droga continua a essere una sorta di bancomat per la criminalità organizzata, in quanto molto redditizia. Come confermano le continue operazione coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano, diretta dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, sono anche altri i business redditizi. La responsabile della Dda milanese in questi giorni è tornata a porre l’accento sulla facilità con la quale la criminalità organizzata in Lombardia si è insinuata nelle pieghe di un’emergenza economica e sanitaria senza precedenti a causa del Covid. "Anche se la pandemia sembra essere meno allarmante abbiamo segnali che non è calato l’interesse dei clan ’ndranghetisti" sostiene la magistrata inquirente da sempre in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata, che con il passare degli anni si è evoluta, anche perché dispone di quella liquidità spesso custodita in Ticino, come è convinta la Dda milanese. Liquidità che ha consentito alla ’ndrangheta d’inserirsi in settori in gravi difficoltà a causa del coronavirus. I segnali che continuano ad arrivare dagli investigatori milanesi concordano sul fatto che le aziende in difficoltà, ancora stremate da mesi di chiusure, siano le prede perfette per le mafie, l’occasione migliore per dare fondo ai capitali illecitamente accumulati e per essere mangiate attraverso prestiti che poi si trasformano in un vero e proprio scippo delle attività stesse.
Alessandra Dolci in questi giorni ha lanciato un nuovo allarme: "Anche la guerra in Ucraina può essere un’occasione ghiotta. Sembrano due temi lontani eppure il rischio che le cosche vedano in quello che sta succedendo nell’Europa dell’Est un mezzo per nuovi business, c’è. Armi, traffico di profughi, ricostruzione post bellica, per esempio, sono aspetti da monitorare". L’allarme qualche giorno prima era stato lanciato dal presidente della Fondazione Caponnetto intervistato da FirenzeToday, e in seguito ne ha parlato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Il tema è stato ripreso anche dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. A conferma che l’allerta c’è.
Sulla facilità con la quale la criminalità organizzata continua a insinuarsi nelle pieghe dell’emergenza economica, i numeri sono contenuti in un rapporto della Confcommercio Milano, Lodi, Monza Brianza, Como e Varese nell’ambito dell’iniziativa "La criminalità ai tempi del Covid". Rapporto che segnala come rispetto a giugno 2020 negli ultimi mesi dello scorso anno siano cresciute dal 9 al 19 per cento le segnalazioni di "chi ha ricevuto richieste anomale d’aiuto economico, di acquisto dell’attività a un valore inferiore a quello di mercato, di cessione di quote aziendali. Il fenomeno riguarda soprattutto ristoranti (20 per cento) e ricettività (21 per cento)". E ancora: "La significativa crescita, rispetto solo a pochi mesi fa, delle richieste ricevute, in particolare per proposte d’acquisto dell’attività a un valore inferiore a quello di mercato". Tutti d’accordo che ciò "costituisce un campanello d’allarme da non sottovalutare", anche perché i tentacoli della ’ndrangheta nei primi due mesi di quest’anno non si sono ritirati, anzi si sono allungati: la criminalità organizzata in Lombardia li ha posati sui fondi per l’emergenza Covid, un boccone che interessa moltissimo. Come conferma, il fatto che sono aumentati del 64 per cento gli atti intimidatori verso gli amministratori pubblici. Un numero che fa spavento, dietro il quale si colgono indagini, arresti e i segnali spia che fanno dire agli investigatori che la Lombardia si ritrova in un delicato momento di esposizione alle mafie.